Carife, il 10% dei clienti se ne è andato

"Un dato fisiologico", spiegano i dirigenti. Il neo presidente Nicastro: "Ora siamo solidi e stabili"

L'assemblea degli investitori Carife

L'assemblea degli investitori Carife

Ferrara, 10 dicembre 2015 - «SOCIO CARIFE: il piacere di stare insieme». Non è una battuta di scherno; sulla homepage del sito internet della banca campeggia questo slogan, accompagnato dall’immagine di un lussuoso divanetto bianco.

Non c’è seduto nessuno, e allora lo spot diventa metafora: rappresenta in qualche modo la fuga, non di massa ma significativa, di correntisti e clienti. I dati al proposito trapelano a fatica, ma si va dal 10% abbondante dei depositi al 20% degli impieghi: circa 10mila persone, sui circa 100mila clienti dell’epoca d’oro, hanno preso la porta. «Un dato fisiologico», ricordavano i dirigenti della banca già nel 2013, quando sull’onda del commissariamento si è registrata la prima diaspora.

Il secondo esodo si è registrato invece tra settembre e ottobre di quest’anno; reazione, probabilmente, al trauma della perdita di valore delle azioni. Per chi aveva resistito oltre due anni, nella speranza di vederle risalire, ritrovarle a 0,27 euro è stato un colpo troppo duro.

E così la trasmigrazione verso altre banche, che in qualche caso hanno offerto condizioni di favore proprio ai ‘migranti’ di Carife (specie se titolari di attività e imprese), è tornata a farsi più consistente.

Ed ora?: «Adesso proprio non conviene, perché non c’è un’altra banca che abbia la liquidità e la solidità patrimoniale di Carife – afferma Mauro Fanan, sindacalista –, potenzialmente in grado di praticare le migliori condizioni ai propri clienti».

Anche dalle associazioni dei consumatori l’invito a non chiudere i conti correnti: «C’è anche un aspetto tecnico – spiega Roberto Zapparoli di Federconsumatori –, chi chiude il conto corrente rischia in qualche modo di veder pregiudicato, nelle eventuali azioni legali, il diritto al miglior risarcimento».

Anche il neo amministratore delegato Giovanni Capitanio, nella prima intervista rilasciata nei giorni scorsi dopo un silenzio di quasi trenta mesi, ha garantito un’attenzione particolare a chi, malgrado le tempeste dal 2013, ha deciso di non abbandonare la nave.

Malgrado stizze e paure, ma anche le sirene di alcuni ex funzionari e private banker Carife che, passati alla concorrenza, hanno proposto investimenti redditizi e servizi a prezzo di favore. «Cinicamente penso a chi ha ceduto alle lusinghe di alcune banche rivali, di cui non faccio il nome ma che tutti conoscono, che adesso stanno persino peggio di noi...», sorride amaro un funzionario che si trincera nell’anonimato.

Il Comitato Vittime del Salva-Banche, nato (in Toscana) sulla scia emotiva del decreto del governo, non farà dunque proseliti anche a Ferrara? «Chi voleva andarsene se n’era già andato da tempo – conclude il dirigente Carife –, qualcuno addirittura non è stato trattenuto perchè, guardando la sua posizione, era tra i crediti in ‘sofferenza’».

In ogni caso, sono rimasti in tanti. Ed a loro arriva il primo ringraziamento del neo presidente Roberto Nicastro, in una lettera al momento diffusa solo nelle Marche: «Vi ringraziamo per la fiducia che ci avete dimostrato in questo periodo, per esserci stati vicini nel cruciale passaggio alla nuova gestione. Anche in un anno non semplice come questo – scrive Nicastro –, il numero dei clienti è rimasto stabile, a riprova di una relazione forte, intensa e duratura nel tempo».