Mancano operai e ingegneri: è allarme. "Siamo senza figure specializzate"

Il quadro tracciato dalle associazioni di categoria delle imprese produttive è molto preoccupante. Cna e Confartigianato: "Servono più Its sul territorio". Confindustria: "Problema dovuto alla demografia"

Ferrara, 25 ottobre 2022 - Totale disallineamento tra domanda e offerta di lavoro nelle imprese manifatturiere. è questo ciò che emerge dal giro di orizzonte che il Carlino ha fatto con i vertici delle associazioni di categoria che rappresentano i segmenti produttivi della manifattura e dell’artigianato. La ricerca di figure professionali, da parte delle imprese è continua. Tra l’altro, molte imprese hanno un’elevata capacità assunzionale. Il nodo, però, è sempre quello: la mancanza di manodopera. A più livelli.

Mancano operai e ingegneri
Mancano operai e ingegneri

"Non mancano più solamente gli operai specializzati – spiega Diego Benatti, direttore di Cna – bensì iniziano a scarseggiare profondamente anche figure di alto profilo. Noi, come associazione, ad esempio, stiamo faticando molto a trovare due esperti di materie fiscali. E nelle aziende la situazione è preoccupante". Sì, perché mancano "ingegneri meccanici – rimarca Benatti – mancano sviluppatori di software e tutti quelle professionalità che potrebbero intrecciare una richiesta sempre più crescente in ambito green e tecnologico". Per tentare di invertire questo trend la ricetta, agli occhi del direttore di Cna, si muove su due livelli.

Cingolani consigliere: bollette salate e rigassificatori, avanti col piano anti rincari

"Dal Governo – scandisce – ci aspettiamo una riforma profonda del reddito di cittadinanza e dei centri per l’impiego". A livello locale "occorre implementare sempre di più la presenza degli Its (istituti tecnici superiori). Sulla stessa lunghezza d’onda la lettura del fenomeno data dal segretario provinciale di Confartigianato, Paolo Cirelli che insiste sullo "sforzo culturale" che occorre fare per sensibilizzare i ragazzi "all’intelligenza delle mani". Un’operazione che deve iniziare già "durante il percorso scolastico. Gli insegnanti – sostiene Cirelli – dovrebbero insegnare agli studenti il valore del lavoro. Uno sforzo educativo finalizzato a cambiare la percezione dell’impiego nell’ambito della manifattura, delle imprese di produzione e di tutte le altre professionalità che, in questo momento storico, nella nostra provincia stanno mancando alle imprese".

Il problema del reclutamento del personale non solo è palpabile ma è "trasversale a tutti i settori: nell’edilizia, nelle ditte metalmeccaniche, nei trasporti, nella manifattura più in generale". Ed è per questo che, a detta di Cirelli, è necessario investire "su percorsi formativi che professionalizzino le maestranze, prediligendo l’intelligenza delle mani". Al pari del collega di Cna, anche il segretario di Confartigianato ritiene prioritario che si intervenga quanto prima a una revisione del reddito di cittadinanza e, più in generale "alla cultura del sussidio" che in qualche misura si oppone alla "cultura del lavoro".

Preoccupante anche il quadro tracciato dal vicepresidente di Confindustria Emilia, Gian Luigi Zaina . "La mancanza di personale specializzato e non solo è drammatica – il grido d’allarme dell’industriale – . Mancano persone sia nelle fasce ’premium’ (ingegneri, informatici, programmatori software), così come mancano operai di prima fascia che si dedichino alle linee produttive, alla logistica. Non solo: c’è anche una grande carenza di periti". Al di là del problema di ’incrociare’ maggiormente domanda e offerta – partendo chiaramente da istituti superiori e università – il cuore del problema, Zaina lo individua "nel drammatico calo demografico che riguarda la nostra provincia". Poi, l’amara conclusione. "Il caro-energia è un problema enorme ma passeggero – chiude l’esponente di Confindustria – quello della scarsa manodopera, rischia di diventare uno scoglio strutturale del nostro sistema produttivo".

re. fe.