Gas, alla Fgt di Ferrara aumento del 600% sul 2021. "In due mesi il costo di un anno"

La fonderia di leghe leggere, guidata da Erika e Diego Forni, è alle prese con la bolla speculativa. "Se i nostri clienti non riusciranno a sostenere i nuovi listini dovremo interrompere la produzione"

Un addetto della fonderia Fgt intento a svolgere la sua mansione (Businesspress)

Un addetto della fonderia Fgt intento a svolgere la sua mansione (Businesspress)

Ferrara, 1 settembre 2022 - La fonderia è l’azienda che, per antonomasia, si definisce energivora. In questo segmento produttivo i rincari sulle forniture energetiche e sulle materie prime colpiscono pesantemente. Lo sa bene Diego Forni, titolare assieme alla sorella Erika, della fonderia di leghe leggere Fgt, a Sant’Agostino. Una realtà produttiva – associata a Confartigianato – che si è affermata come player importante sul territorio, ma che adesso si trova a fare i conti con bollette davvero insostenibili e il rischio concreto di dover interrompere la produzione.

Pellet, prezzi raddoppiati

Forni, giusto per avere un ordine di grandezza, a quanto ammontano i rincari sulle forniture energetiche?

"Le percentuali sono esponenziali, ma per dare un’idea di quanto incide sulla nostra azienda, abbiamo calcolato che, negli ultimi due mesi del 2022, andremo a pagare di energia elettrica tanto quanto abbiamo speso in tutto il 2021. Qualcosa come centodieci mila euro. Vale a dire un incremento del 600%. Per non parlare di quanto ci costa il gas".

"La nostra cartiera rischia lo stop Il gas ci costa due milioni al mese"

Ovvero?

"I conti sono presto fatti: se fino a prima di questa bolla speculativa il gas riuscivamo ad acquistarlo a un prezzo di 0,20 centesimi al metro cubo, ora lo paghiamo dai 2,5 ai tre euro al metro cubo. Essendo un’azienda energivora, questi rincari hanno una ricaduta devastante sul nostro bilancio e sulla nostra tenuta".

Siete stati costretti ad aggiornare i listini?

"Sì, abbiamo fatto un primo aggiornamento qualche mese fa (non è da oggi, infatti, che le forniture registrano incrementi), ma stiamo ulteriormente aggiornandoli al rialzo sui nostri prodotti. Già con le prime modifiche, ci sono stati clienti che hanno dovuto rinunciare a ordinativi già fatti. Con questi rincari, il rischio concreto è quello di uscire dal mercato e di non poter più essere competitivi".

In prospettiva dell’autunno la situazione non è certo migliore.

"No, anzi. Come detto, stiamo facendo un aggiornamento sui prezzi di vendita del nostro prodotto, che tengano conto dei rincari. Se i nostri clienti saranno in grado di sostenerli continueremo a produrre, sennò saremo costretti a fermare gli impianti".

Alcune aziende stanno valutando riorganizzazioni per tentare di contenere i costi. Ci avete pensato anche voi?

"Ci abbiamo pensato ma abbiamo convenuto che non ci converrebbe in ogni caso. Mi spiego: non tutte le aziende hanno la possibilità, ad esempio, di lavorare di notte. Per almeno due ragioni. Se è vero che ci sarebbe un risparmio sul consumo energetico, è anche vero che il costo del lavoro aumenta. Non solo: se si verifica un guasto durante la notte, rischia di compromettere l’intero sistema produttivo dal momento che non ci sono meccanici o tecnici interni all’azienda. E, trovarli alle 4 del mattino, non è certo semplice".

I partiti sono in campagna elettorale. Le sembra che qualcuno abbia una proposta concreta per risolvere i problemi delle aziende come la sua?

"Oggi stiamo pagando le scelte folli che abbiamo fatto ieri, a partire da quella di rinunciare all’energia nucleare. Una fonte che sta permettendo, ad esempio alla Francia, di andare avanti con rincari risibili sul gas rispetto a quelli che si stanno registrando in Italia. Anche il credito di imposta del 15% e del 25% nel primo e secondo trimestre è un’inezia rispetto al problema complessivo. In ogni caso, fino a ottobre abbiamo il prezzo delle forniture bloccato da un contratto sottoscritto l’anno scorso, ma per l’inverno i presupposti sono davvero pessimi. Serve una risposta quanto prima".

re. fe.