La svolta 'bio' che scaccia la crisi. "Il nostro orto conquisterà l’Europa"

Marito e moglie aspettano il sigillo Ue: "Unico modo per farci largo". Pane e pasta fatti in casa per risparmiare

Omar Diozzi, 45 anni, con la moglie Eva nel loro orto

Omar Diozzi, 45 anni, con la moglie Eva nel loro orto

Ferrara, 10 ottobre 2022 - Peperoni magari un po’ piccoli ma profumati; pomodori saporiti anche se non luccicano come quelli a 24 carati della grande distribuzione. E’ il mondo del bio. Settore che continua a crescere per estensione di terreni e produttività nella nostra provincia. A fare la parte del leone i vigneti – un esempio i coniugi Carlo Bertelli e Nadina Sganzerla con la loro azienda a Gavello – e i cereali. L’obiettivo di terreni coltivati fissato dall’Europa è quello del 25%, un tetto non tanto lontano. Le produzioni sostenibili nei campi arrivano già ad una percentuale del 17%. Non solo i terreni, cresce la vendita di questi prodotti. Con effetti positivi sia a livello ambientale che per la produzione agricola. Con una battuta d’arresto nell’ultimo periodo, dovuta molto probabilmente alla riduzione del potere d’acquisto delle famiglie – leggi inflazione e caro vita –, una flessione dei consumi domestici dello 0,8%.

Per farsi spazio in un mondo dove ormai pere, mele e albicocche sono buone solo se coltivate secondo natura, Omar Diozzi, 45 anni, ha gettato il seme di quello che è un orto bio. Una scelta, estesa per il momento su tremila metri quadrati, che ha fatto 10 anni fa – lui, pioniere dell’ecosostenibile – insieme alla moglie Eva. "L’imprenditrice in realtà è lei", mette i puntini Diozzi. "In un paese, Reno Centese, dove tutti chi più chi meno hanno l’orto, la scelta bio era l’unico modo per distinguersi, per farsi largo". E largo se lo sono fatti se dalla verdura sono poi passati alla fragole, allo zafferano – coltivati ad una decina di centimetri da terra sui bancali – al grano ed alla segale per fare pane e pasta. Frutta e verdura, rigorosamente di stagione, sono destinati alla vendita. Pane e pasta li mettono nel forno per le esigenze delle famiglie, un bel risparmio a ben guardare il panorama che ci circonda fatto di rincari e salassi in bolletta.

Ora marito e moglie sono in attesa, aspettano che dall’Europa arrivi il premio, il sigillo al loro lavoro, ad una filosofia sostenibile che hanno abbracciato quando la parola green stava ad indicare poco più di un colore, magari quello della speranza. Non certo un’economia. L’azienda agricola, associata alla Coldiretti, conta nei prossimi mesi di espandersi trasformando in orto anche il campo non piccolo di erba medica. Conta soprattutto che arrivi l’attestato. Il certificato con il simbolo della fogliolina e della corona di stelline che attesta che quando si addenta un peperone od una carota, quelli sono ortaggi rigorosamente bio. Con tanto di carta bollata proveniente da Bruxelles. Si tratta di avere pazienza, anche se Omar ed Eva non hanno certo intenzione di restare con le mani in mano in attesa. In questi giorni cavoli e rape, broccoli e verze crescono tra i filari complice le temperature ancora miti e l’acqua che è caduta sul terreno. "Sono veramente belli", dicono perché l’occhio del padrone ingrassa anche la vedura. Del grano hanno una varietà antica; la segale è sostenibile. Sono entrati nel circuito Campi Aperti, che nato a Bologna riunisce società alimentari ed è presente in 506 mercati. C’è pronta una piazzola con la bancarella anche per loro, basta solo che l’ispettore alzi la paletta verde. "Hanno mandato un tecnico ad esaminare la nostra produzione – concludono soddisfatti – e dovremmo avere una piazzola al mercato campi aperti di Savena, saremo lì venerdì pomeriggio".