Nuova Carife, lo choc degli obbligazionisti: tensione e lacrime nelle filiali

Intervengono le forze dell’ordine. Capitanio: «E’ il male minore»

Ieri momenti di tensione in varie filiali. In basso da sinistra Blandini e Capitanio

Ieri momenti di tensione in varie filiali. In basso da sinistra Blandini e Capitanio

Ferrara, 25 novembre 2015 - Un salvataggio senza sconti. Il day after della nascita di Nuova Carife è stato contraddistinto, ieri, dalle tensioni palpabili in molte filiali, dove si è scaricata l’ansia e la rabbia non solo degli azionisti (da mesi vocati al bagno di sangue), ma anche dei possessori di obbligazioni subordinate: centinaia di investitori e risparmiatori, per un ammontare complessivo di 78 milioni di euro, hanno visto il proprio ‘bond’ completamente azzerato, senza margini di recupero o trattativa. Perché, come scrive Bankitalia nel provvedimento varato domenica con il consenso del Consiglio dei Ministri, «tutti i diritti sono estinti». Azzerati. Annichiliti.

La prima stima parla di almeno 450-500 possessori di obbligazioni subordinate (due le emissioni al centro del provvedimento, quelle in scadenza rispettivamente il 1° agosto ed il 1° dicembre 2016), per somme anche molto rilevanti; non si tratta infatti solo di piccoli risparmiatori, coinvolti e anzi travolti dal provvedimento ci sono anche imprenditori e commercianti. Ieri mattina, in base alle disposizioni date lunedì dal neo amministratore delegato Giovanni Capitanio ai dirigenti della banca, dalle filiali sono partite le telefonate rivolte agli obbligazionisti: un’azione informativa che si è subito rivelata molto sofferta. Le reazioni, in qualche caso, sono state comprensibilmente aspre, c’è chi ha urlato e chi si è messo a piangere. In alcune filiali, prudenzialmente, sono accorse anche le forze dell’ordine. A tentare di arginare l’ondata emotiva e la protesta, è stata affissa nelle agenzie la nota del sindacato, che ha subito preso coscienza del problema non solo economico, ma anche sociale.

Per l'amministratore delegato Giovanni Capitanio si tratta del «male minore»: se non fosse stato varato il provvedimento di Bankitalia, ad essere pregiudicato sarebbe stato tutto il capitale della banca, con ricadute ancor più drammatiche per i correntisti e i lavoratori. Ora invece, abbondantemente ricapitalizzata (nelle casse della Nuova Carife si riversano 600 milioni di euro), la banca non più cittadina – la sede ufficiale della Spa ora è a Roma, anziché in corso Giovecca – si presenta, come scrive Capitanio sul portale internet, «attrezzatissima per rafforzare il proprio tradizionale ruolo di istituto vicino allo sviluppo dell’economia del territorio».

Parole che a moltissimi clienti Carife sono parse stonate, come il paragone calcistico usato nella lettera al personale: «Dalla bassa classifica siamo ora in zona Uefa», scrive Capitanio. Sicuramente non è il caso della Fondazione Carife, che per restare alla metafora sprofonda nelle serie amatoriali, visto che il residuo patrimonio di azioni (6 milioni e 200mila euro) è stato cancellato. Il presidente Riccardo Maiarelli già lunedì ha avuto parole tonanti nei confronti di Bankitalia e della procedura; nei prossimi giorni toccherà al CdA ed agli altri organi d’istituto valutare le prospettive, comunque fosche. Due le strade, entrambe impervie: restare in ogni caso interlocutore privilegiato di Nuova Carife sul territorio, oppure alzare un’onorevole bandiera di resa.