Petrolchimico Ferrara, lunedì sciopero generale

La decisione di Cgil e Uil: "Con la chiusura del cracking di Marghera, sono a rischio migliaia di posti di lavoro e il futuro del settore"

I lavoratori del petrolchimico durante una delle assemblee

I lavoratori del petrolchimico durante una delle assemblee

Ferrara, 7 maggio 2022 - Negli occhi la speranza, nello sciopero la lotta. Lunedì i lavoratori del Petrolchimico si troveranno davanti ai cancelli del sito produttivo. Ma non per varcarli e svolgere le mansioni di sempre. Gli impianti, per tutto il giorno, non funzioneranno. Sciopero generale. Proprio in concomitanza con l’inizio delle operazioni di spegnimento del cracking di Marghera.

La decisione è stata assunta a seguito della due giorni di incontri tra addetti e rappresentanti sindacali. Ma ad aderire alla manifestazione, indetta da tutte le categorie di Cgil e Uil, non saranno solo i lavoratori del Polo Chimico estense. Infatti, per dare un segnale forte a seguito della comunicazione della chiusura dell’impianto a Marghera da parte di Eni, hanno deciso di aderire (per quattro ore) anche i lavoratori di Mantova e del cracking stesso.

"Nei giorni scorsi – ricordano i sindacati Cgil e Uil – Eni Versalis, ha annu nciato che da lunedì prossimo il cracking di Marghera cesserà le attività di produzione dei monomeri che vengono utilizzati nel polo chimico di Ferrara dagli impianti produttivi di Polietilene e Gomme (impianti F x e Gp 26/27 di Versalis) e di Polipropilene (impianti F24 e Mpx di Basell). In realtà, ricordano i rappresentanti dei lavoratori, "già un anno fa si sarebbero dovute realizzare operazioni concrete per rinforzare le strutture logistiche e garantire così la continuità delle forniture, in quantità e qualità, delle materie prime destinate ai siti di Mantova e Ferrara".

Peccato che nel comunicato di Eni, diffuso a inizio maggio "l’azienda abbia dichiarato che gli investimenti per quelle operazioni non sono stati ancora realizzati". Il che significa, spiegano Cgil e Uil, che "le forniture dunque saranno garantite – così i due sindacati confederali – con le stesse modalità già sperimentate nel 2014, in occasione di una prima cessazione di attività del cracking (poi riavviato) e che avevano creato problemi di continuità produttiva e di qualità dei monomeri inviati via pipeline, da navi in arrivo nel porto veneziano".

La stima è che con la chiusura dell’impianto veneto, si determinerà nel nostro Paese un ammanco di 231 kton di etilene e di 262 kton di propilene che servono agli impianti presenti in Italia e che le produzioni Eni, da lunedì, non saranno più in grado di realizzare. "Come sindacati – spiegano Cgil e Uil – crediamo che sia nostro compito promuovere una iniziativa che contrasti l’abbandono del destino di centinaia di lavoratori diretti e dell’indotto alle decisioni dell’Eni che intanto chiude le attività a Marghera e che promette, in futuro, investimenti come ha fatto negli ultimi 10 anni e che non sono (e dunque presumibilmente non saranno) mai portati a termine".

"Le rassicurazioni aziendali sulla attenzione agli equilibri occupazionali – così i sindacati – appaiono come la presa d’atto che tanti lavoratori verranno accompagnati fuori dal perimetro aziendale o reimpiegati in altre attività, determinando in ogni caso una cancellazione di professionalità e opportunità lavorative. Viceversa le dichiarazioni “bonarie” delle imprese clienti di Eni come Basell, sembrano essere pervase dallo stesso spirito, ispirato dalla conformazione aziendale multinazionale che eventualmente permetterà di trasferire altrove le produzioni che non si rivelassero più vantaggiose a Ferrara: in entrambi i casi una distruzione di lavoro che si scaricherà sul territorio in particolare sull’indotto".

Ed è per queste ragioni che Cgil e Uil hanno deciso di lanciare la mobilitazione. In ballo, oltre al futuro di almeno duemila lavoratori c’è quello della tenute di un settore strategico: la chimica di base. Ragione per la quale, il nodo legato al contratto di fornitura tra Baselle ed Eni, va sciolto quanto prima.