Ferrara, la protesta dei riders: "Gps falsi e troppi fattorini abusivi"

Presunta concorrenza sleale nel mondo delle consegne a domicilio, la protesta dei rider regolari "A causa dei ‘furbetti’ i nostri guadagni sono in picchiata. Sta nascendo un giro di sfruttamento"

La protesta dei rider ‘regolari’ contro la situazione che si sta creando nel settore

La protesta dei rider ‘regolari’ contro la situazione che si sta creando nel settore

Ferrara, 27 dicembre 2022 – Guadagni in picchiata e consegne ‘scippate’ dai furbetti. Una situazione che sta diventando insostenibile per una parte dei numerosissimi rider che si sudano il pane pedalando per le strade della città con lo zainone delle consegne sulle spalle.

Il nodo dei fattorini abusivi – già raccontato su queste colonne in occasione di una violenta lite avvenuta in centro – ha spinto un gruppo di addetti alle consegne a lanciare un nuovo appello, stavolta rivolgendosi al sindaco Alan Fabbri. "Abbiamo sporto tre denunce e fatto diverse segnalazioni, ma il problema peggiora – spiega Ahsan, 31 anni, rider pachistano che si fa portavoce dei tanti colleghi arrabbiati –. Facciamo un appello al sindaco. Gli chiediamo un incontro, perché non sappiamo più a chi rivolgerci. Siamo stanchi di questa situazione e vogliamo risolvere il problema".

Il problema di cui parla Ahsan è sintetizzabile in due aspetti. Primo, i rider ‘in nero’. Si tratta di fattorini che ricevono account per lavorare con le piattaforme di consegna pasti da altre persone, in cambio di una somma di denaro o di una percentuale sui ricavi. In questo modo sfruttano diversi profili, riuscendo ad accaparrarsi più ordinazioni e a guadagnare di più.

Il secondo aspetto è quello dei ‘falsi Gps’. Si tratta di applicazioni che permettono di ‘collocarsi’ in un determinato luogo pur essendo da un altra parte. L’algoritmo che governa il mondo delle consegne a domicilio tende ad assegnare l’incarico al rider più vicino: con questo stratagemma si può quindi stare comodamente sul divano di casa ad aspettare l’ordinazione per poi scendere in strada e passare davanti ai colleghi, magari rimasti per ore in attesa al freddo o sotto la pioggia davanti al ristorante. Questi trucchi, a detta dei rider ‘regolari’, negli ultimi mesi stanno spopolando nella giungla delle consegne a domicilio.

E chi vuole lavorare senza ‘aggirare’ il sistema, ne paga le conseguenze. "Sei mesi fa guadagnavo fino a 1.800 euro al mese – sbotta Ahsan –. Questo mese ho guadagnato poco più di 320 euro. Come posso pagare l’affitto e vivere così? Ho anche due genitori anziani". Questa situazione, spiegano i rider, peggiora di giorno in giorno e sta creando situazioni di tensione strisciante. Una guerra fra poveri che rischia continuamente di degenerare in improvvise esplosioni di violenza. Come è successo a novembre in Porta Reno (una zuffa furibonda con un ferito) e come rischiava di accadere anche ieri mattina, proprio mentre i fattorini ci affidavano il loro appello.

"Se protestiamo con quelli che usano questi trucchi – prosegue il giovane pachistano – veniamo insultati e aggrediti. Noi non vogliamo problemi, chiediamo solo di lavorare serenamente senza dover discutere tutti i giorni". Insomma, il problema sembra ormai andare oltre i banali bisticci tra concorrenti. Quello che descrivono i rider arrabbiati sembra assumere le sembianze di un sistema di ingiustizie maturato all’interno dei confini fluidi di un settore ‘nuovo’ e ancora poco conosciuto. Tanto più che tra gli sfoghi dei fattorini iniziano già a serpeggiare due parole che spingono la mente verso altri scenari, già al centro di importanti inchieste sul nostro territorio: "sfruttamento" e "caporalato".