Trivelle, Fabio Botti: "Pozzi di metano, allora lo Stato ci fermò"

L’imprenditore ricorda quando negli anni Novanta lo Stato bloccò le estrazioni di gas dell’azienda del padre

Ferrara, 14 novembre 2022 - "Dalla mattina alla sera lo Stato ordinò di chiudere tutto, se n’è lavato le mani. Da questo momento fermi le estrazioni, venne detto a mio padre. Avevamo pozzi di metano in tutto il Basso Ferrarese e in Polesine, lavoravano per noi 140 persone. Provi ad immaginare come deve essersi sentito quel giorno mio padre, cosa deve aver provato un imprenditore che aveva investito nella sua attività. Da sempre. Che dava lavoro a centinaia di famiglie", ricorda ancora con dolore intriso a rabbia quel giorno Fabio Botti, 63 anni, che ha preso le redini dell’azienda di famiglia. Un’azienda estrattiva fondata da Elio Botti, morto a 101 anni, simbolo di quel modo di fare imprenditoria che univa idee e coraggio, passione e amore per il lavoro. Era nato a Ferrara nel 1914 Botti e da Ferrara sbarcò in Polesine. Negli anni 50 aveva fondato ad Adria l’impresa di perforazioni per il metano. Dopo lo stop all’estrazione degli idrocarburi, non si arrese. Strinse i denti e convertì trivelle e sapere nell’attività di ricerca ed estrazione delle acque sotterranee.

Fabio Botti, 63 anni, ha preso le redini dell’azienda di famiglia
Fabio Botti, 63 anni, ha preso le redini dell’azienda di famiglia

Un bel po’ di coraggio

"In quegli anni gli imprenditori erano così, riusciva solo chi aveva capacità e forza. Chi sapeva farsi largo con sacrifici e lavoro. Mia madre è stata sempre al suo fianco"

Come aveva cominciato?

"Fu uno dei primi a lanciarsi in questo settore. Allora venivano chiamati petrolieri. Noi possiamo essere definiti una famiglia di perforatori. In quegli anni, era il 1964, i terreni li prendevi in concessione dallo Stato e sui terreni realizzavi gli impianti"

Era così evidente la subsidenza?

"Sì, molto. Le centrali di metano lavoravano sette giorni su sette, 24 ore su 24. Non ci si fermava mai. Ogni anno la terra calava a vista d’occhio, tra i 5 e i 10 centimetri"

Lei quindi boccia le estrazioni di gas?

"Prima di tutto dobbiamo sgomberare il campo dalle fin troppo facili ipocrisie. In Croazia bucano il fondo del mare a più non posso, da anni. Tradotto, stanno prendendo tutto il gas anche quello che sarebbe italiano. Ci stiamo escludendo da soli da questo settore cruciale per l’economia, per la vita di un paese"

Quindi è favorevole?

"Le estrazioni che vengono fatte in questi anni in mare sono molto profonde, non vanno ad incidere sullo strato superficiale della terra. Poi, anche qui, non nascondiamoci la realtà. Il nostro pianeta galleggia sul magma, gli ambientalisti dimenticano che noi siamo come insetti sulla pelle di un animale, la terra. Bisogna chiarire questi aspetti per capire bene di cosa stiamo parlando"

Altri aspetti sui quali fare luce?

"Un altro certamente. Noi compriamo il gas per tutto l’anno, un flusso che arriva per 365 giorni anche d’estate. Le riserve sono sotto i nostri piedi, si tratta di serbatoi, corpi cavernosi"

Estrazioni avanti allora?

"Non provocano alcun danno al territorio. Poi ripeto, il Mediterraneo è uno solo. I croati bucano, estraggono e vendono a più non posso. Ce lo tirano da sotto i piedi. E noi invece? Compriamo"

Suo padre vide incrinarsi un mondo

"Sì e allora lo Stato non ti dava indennizzi, risarcimenti. Ma con coraggio è ripartito, dall’acqua".