Ferrara, la lettera di Fabbri al ministro Piantedosi: "La consigliera Arquà va sospesa"

Il sindaco al titolare del Viminale: "Le minacce a Lodi non sono da sottovalutare. Ci sono gravi motivi di ordine pubblico: bisogna intervenire""

Il ministro degli Interni Matteo Piantedosi

Il ministro degli Interni Matteo Piantedosi

Ferrara, 6 dicembre 2022 – "Sospendere immediatamente la signora Arquà dalla carica di consigliere". Questa volta la lettera ha fatto un viaggio più lungo, rispetto a quella spedita in corso Ercole I d’Este. La destinazione è il Viminale. Il destinatario è il titolare del dicastero, Matteo Piantedosi. La richiesta contenuta nella missiva del sindaco Alan Fabbri sul caso Arquà non lascia molto spazio all’interpretazione.

Leggi anche La maggioranza al prefetto: "Reintegrare Arquà? Un rischio" - Caso Arquà, minoranza al prefetto: "Consiglio, l’attività è congelata"

Il ministro degli Interni Matteo Piantedosi
Il ministro degli Interni Matteo Piantedosi

Ma guardiamo nel dettaglio la lettera. La premessa è che l’amministrazione deve eseguire "la sentenza del giudice amministrativo", la riabilitazione della consigliera nel suo ’status’. Un reintegro che, agli occhi di Fabbri, "si scontra con una dura e allarmante realtà". E qui arriva il piano giudiziario. "Leggere le frasi minatorie riportate nelle lettere anonime indirizzate al nostro vicesindaco – così Fabbri – e realizzate dall’aspirante consigliere usando lettere ritagliate dai giornali mi ha generato un senso di sconforto e di inquietudine.

La stessa persona fisica che ha rilasciato in sede di indagini “ampia confessione” agli inquirenti per i gravissimi addebiti contestati chiede ora di essere “reintegrata in Consiglio, dopo la sentenza del Consiglio di Stato. E io dovrei assistere senza colpo ferire alla reintegrazione dell’amministratore minacciante nella carica". Qui arriva la domanda che intreccia il piano amministrativo con quello penale. "le gravi minacce di morte rivolte dall’aspirante consigliere a un componente dell’organo politico del Comune sono del tutto irrilevanti ai fini dell’esecuzione della sentenza del giudice amministrativo che, ritiene invalide le dimissioni del consigliere per violazione delle modalità procedimentali? – si chiede Fabbri – . Oppure questi gravi atti intimidatori diretti a un amministratore dovrebbero imporre il sacrificio o quantomeno la sospensione immediata del diritto di chi a quella carica pubblica aspira ancora in forza di una sentenza di un giudice amministrativo?". Per corroborare la sua tesi, il primo cittadino fa riferimento non solo ai fondi ricevuti dal Viminale per "gli atti intimidatori", ma anche all’attività di inchiesta parlamentare che si è svolta, proprio sulle minacce agli amministratori pubblici, nel corso della XVII legislatura.

I problemi in Consiglio. "La sentenza del Consigli di Stato – osserva Fabbri – , oltre alle dimissioni di Arquà, travolge gli atti consequenziali, senza farli oggetto di apposita statuizione caducatoria. L’atto di surroga del consigliere Franchini (subentrato alla consigliera dimissionaria) e quello del consigliere Martinelli come atti consequenziali, per effetto dell’annullamento delle dimissioni della consigliera Arquà intese come “atto presupposto”, divengono illegittimi ab origine ma la caducazione dei successivi atti di surroga deve necessariamente limitarsi ad una sola surroga per garantire il plenum assembleare". Questo sarà un altro dei nodi da sciogliere. Anche perché, come abbiamo scritto più volte, c’è in gioco la carica del capogruppo. Il sindaco chiede, insomma, al ministro dell’Interno di chiarire se "le gravi fattispecie delittuose contestate dalla Procura di Ferrara ad Arquà, possano portare a un giudizio di ’indegnità’ a ricoprire un’importante carica pubblica, giudizio di cui tutte le Istituzioni di garanzia non possono non farsi carico".

La conclusione è che, secondo il sindaco, "il potere sanzionatorio di rimozione di un consigliere per ’gravi motivi di ordine pubblico’, che trova fondamento nell’articolo 117 della nostra Costituzione, si attaglia al nostro caso". Gli atti intimidatori, riprende il sindaco, "costituiscono un vulnus per l’ordine pubblico e compromettono il sereno svolgimento delle funzioni dell’ente locale e dei suoi organi elettivi". Di qui la richiesta di "avviare il procedimento ai sensi dell’articolo 142, del decreto del 18 agosto 2000 (267), e ricorrendo i “motivi di urgente necessità”, alla luce dell’imminente esecuzione della sentenza del giudice amministrativo, di consentire al Prefetto di sospendere immediatamente dalla carica di consigliere la signora Arquà in attesa del suo decreto".