Reggio Emilia, costretta a sposare il cugino 18enne si ribella: arrestato il padre

La ragazza, dopo essere scappata, ha trovato il coraggio di denunciare: l’uomo non voleva che lei vivesse all’occidentale

Ridotta in schiavitù e costretta a sposare il cugino

Ridotta in schiavitù e costretta a sposare il cugino

Ferrara, 7 dicembre 2021 - Picchiata, costretta a sposare il cugino, rinchiusa in cantina senza cibo e acqua, sottoposta a continue vessazioni e privazioni soltanto per un motivo: il padre non vuole che la figlia viva all’occidentale. Dopo un inferno durato quattro anni, il 26 novembre scorso, una ragazza marocchina, residente nella provincia di Bologna ma domiciliata a Ferrara dove lavora in un ristorante del centro, ha trovato il coraggio di dire basta alle violenze del genitore: la 18enne mentre si trovava su una autobus e inseguita per l’ennesima volta dal padre 56enne, ha chiesto aiuto alla squadra mobile della città estense.

Il racconto della giovane sugli anni di sofferenza, ha fatto scattare un’indagine degli agenti e, subito, pesanti accuse nei confronti del genitore. Il 56enne è stato arrestato e ora si trova in carcere a Modena (da dove sarà interrogato oggi in videoconferenza dal gip di Bologna) per maltrattamenti minaccia grave e sequestro di persona in concorso con il figlio 32enne ai danni della figlia. Al fratello della ragazza, complice del padre, è stata applicata la misura del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla sorella con l’obbligo di tenere una distanza di almeno 500 metri.  

A far precipitare la situazione, quattro anni fa, il fatto che la ragazza volesse vivere all’occidentale e non fosse minimamente interessata alla religione mussulmana, e ai suoi precetti. Quei vestiti indossati a dispetto di quanto previsto dalla cultura islamica, il desiderio di emanciparsi e di fare l’estetista, avevano portato la ragazzina, già all’età di 14 anni, a scontrarsi con il padre padrone. La reazione del genitore fu quella di privarla della libertà: prima il ritiro da scuola, poi le botte fino ad arrivare a rinchiuderla in cantina, legata mani e piede. "Questa sarà la tua tomba", arrivò a dirle il padre. Non contento, nel 2018, l’uomo decise di riportarla in Marocco per darla in sposa al cugino. Qui, oltre ad essere costretta ad avere rapporti sessuali con il ‘marito’, fu messa a lavorare nei campi e tenuta, per punirla della sua ostinazione, a pane e acqua.  

Finché qualche mese fa, arriva il giorno della fuga: grazie ad un’amica, la 18enne riesce a fuggire con una nave, torna in Italia, e a Ferrara trova un lavoro come cameriera e l’ospitalità di amici. Libera da ogni vincolo, dal momento che il matrimonio musulmano non ha valenza civile in Italia, cerca di ricostruirsi una vita. L’inferno, però, è ancora dietro l’angolo: il padre riesce a rintracciarla. E lei, inseguita, si rifugia su un autobus nel centro di Ferrara. Alla 18enne, tallonata dal padre, non resta altro che chiamare la polizia. All’inizio non se la sente di parlare, ma grazie alla gentilezza degli agenti e al sostegno di una psicologa, decide di raccontare la sua storia.  

Episodi di violenza che fanno sobbalzare sulla sedia i poliziotti della squadra mobile. Come quella volta che il fratello la trova in un discoteca della provincia di Bologna, truccata e vestita come le altre ragazze, e la riporta a casa. Dentro le mura domestiche si scatenano violenze con calci e pugni da parte del 32enne e dal padre. In passato, la famiglia era già stata seguita dai servizi sociali, perché la figlia era andata a scuola piena di lividi. Alla psicologa la ragazza ha raccontato di aver tentato, nel giugno scorso, il suicidio mentre si trovava al Lido degli Estesi. La ricostruzione, infine, dei quattro anni di violenze, ha permesso alla squadra mobile di far scattare per i maltrattamenti, il codice rosso, che mira a garantire maggiore tutela alle vittime di violenza domestica e di genere.