Edoardo Accorsi, il sindaco di Cento: "Eletto a 27 anni, ma non dite baby"

Il ’millennials’ che ha conquistato Cento: "Amo la politica, falso che non interessi i giovani"

Edoardo Accorsi festeggia la sua elezione a sindaco di Cento

Edoardo Accorsi festeggia la sua elezione a sindaco di Cento

Cento (Ferrara), 22 ottobre 2021 - A soli 27 anni ha conquistato la fascia di sindaco di Cento, città di 35mila abitanti nel Ferrarese, vincendo il ballottaggio contro il primo cittadino uscente, Fabrizio Toselli. Edoardo Accorsi è uno dei simboli dei ‘millennials’ che stanno portando freschezza e ricambio generazionale nella politica. Laurea specialistica a Bologna in Politica, Amministrazione, Organizzazione , e in ‘Conseil et expertise en action publique’ all’Università di Tolosa, ha frequentato la Scuola politica di Enrico Letta a Roma.

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Sono sempre di più i ragazzi come lei pronti ad impegnarsi nella vita amministrativa. Qual è la sua lettura? "Premetto: non sono ‘giovanilista’. Non credo sia il dato anagrafico a fare la differenza, ma le persone, i progetti e la visione. Sicuramente è una tendenza positiva, che allinea il nostro Paese ad altre realtà europee, dove una comunità matura sceglie un progetto, senza pregiudizi sull’età. La nostra regione è stata precursore in tal senso".

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Che esperienze precedenti ha in campo politico? "La mia ‘palestra’ è stata ricoprire il ruolo di rappresentante di istituto alle superiori, al ‘Bassi-Burgatti’, dove mi sono diplomato ragioniere. Per anni sono stato nella Consulta civica di Cento, e ho fatto volontariato. Mi sono candidato in consiglio comunale nel 2016 con la lista ‘Civitas’, e nel 2020, sono stato candidato consigliere regionale nella lista ‘Bonaccini Presidente’: non sono stato eletto, ma sono stato comunque il più votato della Circoscrizione".

Qualcuno della ‘vecchia guardia’ le è stato accanto e le ha dato consigli? "Certamente. Nelle liste che mi hanno sostenuto (Attiva, Cento SiCura e Pd) c’erano giovani e non. Penso sia stato uno dei punti di forza che ci ha portato a vincere le elezioni".

Data la giovane età, ha avuto difficoltà nel confrontarsi con il mondo imprenditoriale e associazionistico? "Assolutamente no. Era un mio timore, ma ho trovato persone pronte a confrontarsi nel merito del nostro progetto, della nostra visione, senza pregiudizi".

Un aneddoto particolare della sua campagna elettorale? "Due, simpatici. Il primo di una storica figura del centrosinistra che, a una cena di autofinanziamento, ha detto subito ‘Vinceremo’, pur sapendo che sono particolarmente scaramantico. L’altro, un signore anziano che ho incontrato al mercato e che, dopo dieci minuti che parlavamo, ha detto in dialetto: "A me piace anche il candidato giovane, quello piccolino…", e io gli ho risposto che ero io. Non aveva capito subito chi fossi".

I suoi genitori come hanno accolto la decisione di calarsi nella mischia elettorale? "Con un po’ di apprensione, ma dal primo all’ultimo momento mi sono stati vicino".

E i suoi amici? "Visto il mio amore per la politica, erano dieci anni che mi chiamavano ‘sindaco’. Ora è successo. Con tanti di loro condivido, oltre all’amicizia, l’amore per il territorio e l’impegno nell’associazionismo".

Può essere un incentivo ad avvicinare i giovani alla politica, forse sentita distante? "È un luogo comune dire che i giovani non sono interessati alla politica. Talvolta è la politica a non creare spazi sufficienti per loro. L’obiettivo che ci poniamo è quello di creare questi spazi".