Lodi: "Arquà, preoccupato per il suo rientro. In aula col giubbotto antiproiettile"

Il vicesindaco all’indomani della sentenza: "Rossella è nelle mani del suo legale e della consigliera Ferraresi"

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Ferrara, 13 novembre 2022 – «Sono molto preoccupato del ritorno di Rossella Arquà in Consiglio comunale. Farò appello a questore e prefetto affinché chi mandava buste con proiettili non sieda vicino a me e ai consiglieri. Comprerò un giubbotto antiproiettile". Il vicesindaco Nicola Lodi affida a una provocazione il primo commento alla sentenza del Consiglio di Stato che annulla le dimissioni di Arquà a seguito dell’indagine a suo carico per le lettere anonime inviate allo stesso numero due della giunta.

Lodi, Arquà tornerà in aula. Come ha accolto la notizia?

"Con preoccupazione. Non per me, ma per tutto il Consiglio".

Che cosa si aspetta?

"È ovvio che Arquà non parla per se stessa, ma dà voce al suo ‘staff’ di avvocati e politici".

A chi si riferisce?

"Al suo difensore, l’avvocato Fabio Anselmo, e alla consigliera del Gruppo misto Anna Ferraresi. La stanno utilizzando per fini politici".

Ha annunciato che rimarrà nel gruppo Lega. Andrà così?

"Questo è tutto da vedere. Non è persona gradita nel gruppo del Carroccio. Potrebbe essere un ‘cavallo di Troia’".

Nonostante tutto, si è dichiarata donna di centrodestra. Resta di fatto una militante leghista?

"Al momento non risulta né tesserata né militante".

Il rientro di Arquà in Consiglio può essere una spina nel fianco, anche alla luce delle recenti uscite dal gruppo leghista. Teme per la tenuta della maggioranza?

"No. Chi ha intrapreso altre strade, come Benito Zocca o Francesca Savini, finora ha sempre dimostrato lealtà. La maggioranza c’è, non ho paura che manchino i numeri".

Nella sentenza si parla del ruolo del presidente del Consiglio comunale Lorenzo Poltronieri nel raccogliere le dimissioni di Arquà. La fiducia nei suoi confronti si è incrinata?

"No, la fiducia in Poltronieri rimane. E ora valuteremo se ci sono gli estremi per agire legalmente".

Insomma, dal punto di vista politico non è preoccupato nemmeno un po’?

"Per nulla. Anzi, ne usciremo rafforzati. Quel che mi fa paura è la sfacciataggine di Arquà nel tornare tra i banchi del Consiglio dopo quello che ha fatto. Era giustificato il sindaco quando chiedeva il Daspo urbano. È una persona pericolosa".

Per quanto riguarda l’inchiesta penale è stata però chiesta l’archiviazione parziale.

"Ci sono due vicende distinte. Una riguarda le lettere arrivate per posta. Quella dei proiettili è un’inchiesta più complessa. In ogni caso, a oggi le indagini risultano aperte. E in parte Arquà ha ammesso di aver inviato questo materiale. Al di là di tutto, siamo pronti a fare opposizione alla richiesta di archiviazione. Quanto ha dichiarato è un insulto al lavoro della polizia".

Arquà ha sempre parlato di mandanti dietro la sua azione. Si è fatto un’idea di chi possa essere?

"È una presa in giro. Se c’è un mandante, che faccia il nome".

Ha mai pensato a una riconciliazione?

"Tutti possono sbagliare e si può chiedere scusa. Non è mio intento ‘crocifiggerla’. Se lei si decide a raccontare la verità e ammette di avere agito in un momento di debolezza, la mia porta è aperta. Il mio numero ce l’ha. Se vuole, può chiamarmi. Ma non lo ha mai fatto".

Federico Malavasi