Meno soldi ai Comuni fusi, la rivolta dei sindaci

Rischio sui fondi destinati agli enti nati da fusione I primi cittadini coinvolti annunciano battaglia contro la decurtazione

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Ferrara, 1 luglio 2019 - Sui fondi destinati ai nuovi Comuni nati da fusione rischia di abbattersi la mannaia del Governo. La notizia, trapelata nella giornata di ieri, è stata una vera e propria doccia gelata per i neosindaci Laura Perelli (Tresignana), Andrea Zamboni (Riva del Po) e Fabio Tosi (Fiscaglia) che contavano parecchio su quelle risorse per realizzare investimenti per il rilancio dei rispettivi territori. «Con grande amarezza abbiamo constatato, a bilancio preventivo approvato, che al comune di Tresignana spettano 481.773 euro, praticamente la metà del contributo stabilito per legge (pari al 60% dei trasferimenti erariali del 2010) – spiega il primo cittadino di Tresignana, Laura Perelli –. Legittimamente abbiamo tutti fatto affidamento su risorse che avrebbero consentito la programmazione di lavori pubblici e investimenti lungimiranti per il rilancio dei nostri territori, ma che, alla luce dello stanziamento del Governo, potrebbero subire un forte ridimensionamento». Perelli vede in questo taglio una «terribile ingiustizia nei confronti di chi ha fortemente voluto e lottato in nome di un riordino istituzionale incentivato da Stato e Regioni», oltre ad una violazione del patto siglato con la cittadinanza, che con il referendum aveva dato il via libera alle fusioni.

Il budget stanziato dal governo di circa 40 milioni di euro, infatti, non basta a garantire ad ogni Comune il contributo economico che era stato promesso: «Per rimediare – sostiene Perelli – è sufficiente che il Governo incrementi il budget stanziato di ulteriori 35 milioni, importo che servirebbe per garantire a tutti il contributo a cui hanno diritto e che rappresenta lo 0,004% del bilancio del settore pubblico italiano».

Si legge molta rabbia anche nelle parole del sindaco di Riva del Po (nato dalla recente fusione tra Ro Ferrarese e Berra), Andrea Zamboni, che ritiene si tratti di un atto molto grave rivolto contro la comunità: «Per Riva del Po – spiega Zamboni – la fusione ha rappresentato un’occasione di riscatto ed ascesa sociale ed economica, e quelle risorse date sempre per certe perché garantite dallo Stato, almeno fino a prima di questo Governo, sono lo strumento per investimenti nella scuola, nei servizi rivolti ai cittadini specie i più deboli, sviluppo economico, aiuti alle imprese, al piccolo commercio ed attività artigianali locali».

I sindaci, compreso il primo cittadino di Fiscaglia (Amministrazione comunale interessata dal taglio) Fabio Tosi, annunciano battaglia contro la decurtazione, e sono pronti a riunirsi in un sit-in di protesta a Roma entro luglio, con l’appoggio del deputato del Partito democratico, Luigi Marattin, già assessore al Bilancio nel primo mandato del sindaco Tiziano Tagliani.