Ferrara, 26 maggio 2012 - Nella piazza di San Carlo l’esasperazione e la rabbia prendono il sopravvento nel tardo pomeriggio, a tre ore dalla notizia dell’evacuazione di parte del centro del paese, decisa per l’alto rischio legato al fenomeno della liquefazione. La notizia dello sgombero repentino e del trasferimento a Casumaro, nella struttura della sagra, viene accolta con smarrimento. San Carlo potrebbe sprofondare.

"La mia casa è intatta, nemmeno un graffio — non si capacita Gino Rosatti — ma non sappiamo cosa c’è sotto". Lo sconforto si dipinge sui visi delle madri abbracciate ai loro piccoli. Lacrime e abbracci si moltiplicano nei capannelli di persone per sostenersi in un momento di angoscia profonda. "Dal primo giorno questa gente è impaurita — spiega don Giancarlo Mignardi, che ha visto evacuata parrocchia e scuola materna —. E ora è delusa per la perdita della propria casa e dei sacrifici di una vita".

Si raccolgono alla spicciolata oggetti di prima necessità, vestiti soprattutto, mentre arriva la corriera per il trasferimento. Si rivolgono domande: che fare con gli animali? Si potrà ritornare a prendere qualcosa? Dopo aver tentennato, si rassegnano: le prime famiglie si avvicinano ai tavoli allestiti per la registrazione. Anche se diversi nuclei decideranno di trovare ospitalità altrove, non nella struttura casumarese, occorre censire tutti i residenti del centinaio di abitazioni sgombrate. Dopo qualche ora iniziano anche le proteste.

"È stato sottovalutato il problema di San Carlo — lamenta Fausto Govoni —. Hanno sempre parlato di Sant’Agostino: qui tutto poteva essere fatto prima". La tensione sale quando Saverio Tartarini rifiuta, solo inizialmente, di uscire: non è convinto delle motivazioni. "Voglio vedere com’è fatto il sottosuolo di casa mia, voglio capire".

Presto le autorità comprendono la necessità di dare risposta ai tanti quesiti. La folla (alla fine saranno 159 gli sfollati) chiede di conoscere i motivi del provvedimento improvviso, giunto però solo a quattro giorni dal sisma. "Come da prassi — hanno spiegato gli ingegneri del Servizio geologico sismico e del suolo della Regione — abbiamo iniziato i sopralluoghi dagli edifici pubblici e dai centri raccolta, quindi siamo passati alla verifica delle abitazioni. Abbiamo valutato un rischio importante in alcune zone: la liquefazione coinvolge intere aree e ha comportato l’inclinazione di edifici che potrebbe essere ancora in evoluzione".

C’è la necessità di capire a cosa sia dovuto il fenomeno, mai riscontrato in provincia. "Fino ad allora è meglio chiudere l’area — ha confermato il comandante provinciale dei vigili del fuoco, Cristiano Cusin —. Sotto potrebbero esserci ancora dei vuoti o dell’acqua in pressione". Da ieri sono in corso approfondimenti, dai prossimi giorni saranno effettuate prove geotecniche: non c’è una tempistica, ma l’impegno di avere indicazioni nel più breve tempo possibile.

"Ci interessa — si alza una voce applaudita — che si lavori e non si venga abbandonati". Il sindaco Fabrizio Toselli ha rassicurato: "Ogni giorno saremo presenti con informazioni su come sta procedendo l’approfondimento. Arriverà inoltre una stazione mobile dei carabinieri e sarà garantito il presidio del territorio da parte delle forze dell’ordine". 

di Cristina Romagnoli 

 

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