Comacchio, 7 marzo 2013 - VIOLENZA sessuale e atti osceni su un autobus, ai danni di un’addetta alle pulizie. Con questa accusa un autista dell’Atc, V.S., 47 anni, difeso dall’avvocato Enrico Zambardi, è stato condannato a due anni e sei mesi di reclusione (pena non sospesa), come richiesto dal pm Nicola Proto. Ieri è arrivata la sentenza del collegio composto dai giudici Mattellini, Rizzieri e Landolfi.
 

I fatti contestati risalgono alla mattina del 10 agosto 2010, in un deposito Atc di Comacchio. Secondo l’accusa, a fine corsa, la vittima era salita sul bus per fare le pulizie. A quel punto l’autista, fermo sulla scaletta della porta di accesso al mezzo, aveva appoggiato la bocca sulle parti intime della donna, ‘mordicchiandola’ secondo il racconto della protagonista, prima di abbassarsi i pantaloni e tentare un approccio sessuale con la forza. Il tutto trattenendo per un braccio la dipendente, che comunque non aveva riportato ferite o lesioni nella circostanza.
 

PER LEI solo un forte e comprensibile stato di choc. Determinante ai fini del processo anche la testimonianza di una collega della vittima, che in quella mattina di agosto aveva assistito alla scena. su quell’autobus. L’autista, dal canto suo, aveva confermato in aula gli episodi contestati, sostenendo però che tutto si sarebbe svolto in un contesto scherzoso e goliardico, tanto che per la difesa non c’erano i presupposti per parlare di violenza sessuale.
 

DIVERSO però il giudizio del collegio, che ha accolto la richiesta infliggendo due anni e mezzo all’autista, che è stato condannato anche al pagamento di 20mila euro a favore della parte civile e alle spese di costituzione della stessa. Scuote il capo l’avvocato Zambardi, il suo difensore: «Per il momento — dice — preferisco non rilasciare alcun commento. Attenderemo le motivazioni della sentenza e poi faremo appello».
Di tutt’altro tono, invece, il commento dell’avvocato Samuele Bellotti, legale della parte civile: «Siamo molto contenti e soddisfatti per questa sentenza. Su quell’autobus non c’era alcun contesto scherzoso e, in ogni caso, ciò non poteva giustificare certi comportamenti».
 

Francesco Pizzigallo