Ferrara, 14 ottobre 2013 - «AVANTI I BAMBINI!». Don Onesfori spalanca il portone, lasciando che i piccoli del Catechismo siano i primi a varcare la soglia. Sul sagrato, in attesa di rimettere piede nella navata, c’è una piccola folla di fedeli, ci sono i contradaioli con il foulard gialloviola, i musici e gli sbandieratori, i giovani e gli anziani. Qualcuno arrivato anche da altre parrocchie, perché «la riapertura di Santa Maria in Vado è un fatto importante, per la comunità e la città tutta — dice il sindaco Tiziano Tagliani, presente da cittadino —; e poi questa è proprio una riapertura di una chiesa come va fatta!». Con un pizzico di solennità, e tanta emozione.
 

UN EVENTO atteso, e negli ultimi mesi preparato con cura da un comitato promotore formato da cittadini, fedeli, esponenti del Rione che in Santa Maria in Vado non vedono solo un riferimento religioso, od un luogo di ritrovo. Dal terremoto del maggio 2012 che ha fatto precipitare sul sagrato la grande Madonnina — restaurata, è collocata ora nel chiostro riaperto anch’esso ieri mattina —, le messe erano state trasferite nel vicino monastero del Corpus Domini. E qui ieri si è svolta la funzione religiosa, officiata dal parroco don Onesfori e dall’assistente don Leo, nella quale ha portato il proprio saluto e benedizione anche l’arcivescovo mons. Luigi Negri: «Adesso tornate nella vostra casa — ha sorriso — dopo aver ricevuto una bella ospitalità qui dalle suore Clarisse. Con lo stesso spirito, toccherà forse a voi darne ad altri ugualmente bisognose».

Perchè le tante chiese ‘ferite’ dal sisma, ha proseguito l’arcivescovo, hanno messo in evidenza l’esigenza di questo collante di fede, ma anche civico, tra le persone: «Tutti ci riconosciamo nei ‘luoghi di pietra’, che nell’attività religiosa diventano riferimenti per lo spirito, per l’anima e per la preghiera — ha aggiunto mons. Negri —; ed in questo dobbiamo ricordare le tante realtà parrocchiali che nel territorio ferrarese non hanno più nemmeno la propria Chiesa». Quella di Santa Maria in Vado è invece la storia di una caparbia riconquista, benché ancora parziale; è stata riaperta la navata centrale — il che consentirà sin dalla prossima settimana la ripresa dell’attività liturgica — le cappelle laterali sono invece ancora inagibili. «E’ stato fatto comunque un lavoro importante — commentano Michele Rizzoni del Rione di Santa Maria in Vado, e l’assessore Rossella Zadro tra i cittadini promotori del comitato —, tante iniziative e varie raccolte fondi, ma soprattutto la determinazione convinta e costante che la nostra chiesa doveva riaprire». Con i 40mila euro raccolti fra i parrocchiani, sono stati effettuati lavori di messa in sicurezza («è stata anche restaurata la tela del Bononi», dice Rizzoni indicando uno dei pezzi pregiati sotto il profilo artistico), e consolidata la facciata.
 

«LA RICONQUISTA del luogo fisico — ha aggiunto l’arcivescovo Negri — serve anche a rinnovare la fede». Nel caso di Santa Maria in Vado forse questo obiettivo è già stato concretizzato, vista la partecipazione subito imponente alla cerimonia che ha portato i partecipanti in processione dal Corpus Domini sino al sagrato della Basilica, a testimoniare l’unione cementata dalla calamità e dalla condivisione.