I Cobas bloccano l’accesso della Mirror, i lavoratori: “Azienda in ostaggio”

Attimi di tensione, arrivano i carabinieri. “Una guerra tra poveri”

Sant’Agostino (Ferrara), carabinieri alla Mirror

Sant’Agostino (Ferrara), carabinieri alla Mirror

Sant’Agostino (Ferrara), 22 ottobre 2014 - ‘Noi’. ‘Loro’. I lavoratori divisi, contrapposti, davanti alla Mirror Levigature di Sant’Agostino segnano il passaggio da una vicenda economica e sindacale a una questione sociale. Da un lato di via del Fantino, i 14 dipendenti della cooperativa LK che hanno perduto il lavoro dopo il recesso dell’azienda santagostinese dall’appalto «per gravissime inadempienze», confermate ieri anche dal responsabile Lourhzali Abdelhakim.

Presidiano la fabbrica, guidati da SI Cobas: non fanno passare nessuno da lunedì, determinati a proseguire ad oltranza. Chiedono il reintegro e l’applicazione del contratto nazionale. Dall’altro lato della strada i 21 dipendenti Mirror e i 5 titolari-lavoratori che hanno allestito un contro presidio. Guardano da lontano lo stabilimento, in cui non riescono a entrare. Vogliono lavorare per guadagnare da vivere ed evitare che la ditta sia costretta al fallimento per la perdita delle commesse.

In mezzo un accordo che proprio non si trova e l’incertezza di un domani buio per tutti: ‘noi’ e ‘loro’. Durante la giornata si sono vissuti momenti di tensione. In mattinata i 14 di LK, tutti nordafricani, hanno rifiutato di esibire i documenti ai carabinieri. «È una provocazione: ci conoscono», la loro risposta, con la consegna dei documenti dei soli sindacalisti. Poi all’ingresso di un’auto, per il controllo dei macchinari, uno dei facchini viene urtato.

Di investimento parlano gli uni, che chiamano l’ambulanza del 118, di incidente deliberatamente provocato gli altri. «O lavoriamo tutti o nessuno. La guerra fra poveri l’avete scelta voi». Sintetizza il Cobas Karim Bekkal, mentre dall’altra parte espongono l’ennesimo striscione. «Ci hanno sequestrato l’azienda — affermano i dipendenti Mirror, dicendosi disposti a portare con sé le famiglie —. Siamo fortunati ad avere un lavoro, ma ci bloccano l’accesso: se le consegne saranno disattese l’impresa sarà costretta a chiudere, dopo aver superato crisi e terremoto. Le istituzioni non stanno facendo nulla, brave a chiedere, meno a sostenerci per dipanare la situazione». «Per tutelare il lavoro non si deve andare contro il lavoro». La conclusione di Vittorio Battaglia di Femca Cisl.