Tacopina: "Così riporterò la Spal in serie A"

Intervista esclusiva, l'avvocato dagli Stati Uniti si racconta a 360 gradi: "Voglio tornare ai fasti degli anni Sessanta. Non ci sono ragioni per non fare come l’Atalanta"

Una delle prime passeggiate ferraresi di Joe Tacopina

Una delle prime passeggiate ferraresi di Joe Tacopina

Ferrara, 20 luglio 2021 - Da New York si vede il cielo sopra il Castello ed è azzurro, anzi biancazzurro. Joe Tacopina ha le idee chiare, conferma tutto e rilancia: vuole riportare la Spal ai fasti degli anni sessanta. E anche se il cinquantacinquenne avvocato newyorchese ha avuto un ruolo decisivo nel ritorno in serie A dei ‘cugini’ del Bologna, ora nel suo cuore c’è solo la Spal. Eccolo a ruota libera. Tacopina, quando si chiuderà l’acquisto della Spal? "Il 9 agosto, tornerò e poi starò a Ferrara per altre tre settimane per mettere in piedi la struttura, incontrare tutti, presentare il management. Tutte cose che devo fare di persona". Pronto? Anche se per dirla alla Belushi, lei è uno che sembra nato, pronto. "Ah ah. A Ferrara ho trovato alcune persone valide come Gazzoli e Zamuner, io porterò con me Massimo Tarantino che per me è la versione più moderna del direttore sportivo nel calcio italiano, bravo con i giovani e nell’analisi dei dati. Per una squadra come la Spal è ideale, dobbiamo essere rapidi a capire il talento dei giocatori sfruttando i dati. Con l’allenatore parlavo da due mesi, ha accettato di venire quando ha saputo che arrivavo anche io. Fa un calcio che mi piace". Chi è coinvolto con lei? "Io sarò l’investitore principale. Il primo partner sarà John Pavia, uomo d’affari di grande successo, siamo amici da trent’anni, facevamo il pubblico ministero insieme. Gli altri nomi li faremo al momento giusto, ma saremo un gruppo forte. Ci sono anche tre soci coinvolti in Academy negli Stati Uniti, dove il calcio è uno sport che va fortissimo tra i bambini. Faremo le cose in modo diverso dal solito, ho già preso contatti col consolato italiano". La cifra di 16 milioni per chiudere l’affare è giusta? "Sì, è corretta. Quest’anno metteremo dentro 10 milioni cash sulla squadra". Quale sarà il suo ruolo? "Farò il secondo portiere. Scherzo, sarò il presidente". Come fece al Bologna. Lei conosce la rivalità tra le due piazze... "Negli Stati Uniti il punto di vista è diverso, ma i miei genitori sono nati in Italia e io sono anche diventato Cavaliere di San Marco, quindi per certi versi mi sento più italiano che americano". Ma la rivalità? "Non voglio evitare la domanda. Ammetto che per me sarà strano, perché a Bologna ho passato un anno incredibile, ho conosciuto persone speciali, ogni mese ricevo ancora un centinaio di email di bolognesi che mi ringraziano. Seguono le cose che faccio, è molto gratificante. Se ci affronteremo sarà un momento particolare, ma alla fine della giornata adesso il mio cuore batte per la Spal e se dovremo affrontare il Bologna farò di tutto per vincere. So che la gente di Bologna capirà, anche se da Piazza Maggiore è iniziato tutto". Poi lei è diventato il primo presidente a centrare tre promozioni consecutive, tra Bologna e Venezia. "Sì, di questo primato mi parlò Gabriele Gravina, il presidente della Figc. Io faccio tutto quello che posso per vincere, l’ho fatto per il Bologna e il Venezia, lo farò per la Spal". E del Bologna di oggi che cosa pensa? "Ah. La cosa buona è che sono una società solida, mi aspettavo qualcosa di più con la forza economica della famiglia Saputo, speravo che potessero competere per un posto in Europa". Crede che siano molto lontani? "Ogni anno è diverso, ma nelle ultime stagioni non si sono mai avvicinati. Ma non è una critica, già avere una società stabile e solida, visti gli anni del passato, è una conquista". Come sono rimasti i rapporti con Joey Saputo? "Non abbiamo rapporti, gli ho mandato un messaggio durante il periodo del Covid, ma non ci sentiamo". Perché ci sono così tanti proprietari stranieri e in particolare americani, nel nostro calcio? "Non mi piace parlare di me stesso, ma sono stato il primo ad iniziare questa tendenza perché avevo capito alcune cose. A Roma sono stato il primo a portare una proprietà americana, poi sono stato il secondo a Bologna...alla fine negli Usa stanno cominciando a capire quello che dicevo 12-13 anni fa. E cioè che il calcio italiano ha un potenziale enorme, è il più sottovalutato. Basti pensare che nella Mls americana una squadra può costare 300 milioni, in Italia ce ne puoi comprare cinque, ma la Mls vale la serie B italiana..." A volte i proprietari nordamericani hanno una mentalità diversa dai tifosi italiani, però. "Questa è una cosa per la quale mi sono sempre battuto, per far capire che non puoi stare troppo lontano. Non è solo una questione di business, anche se quello ormai iniziano a capirlo. In Italia devi stare tra la gente, io mi sforzo di restare almeno un mese e ogni sera vado a un evento dei tifosi o incontro la passione della gente, vado negli ospedali o alla Camera di Commercio. I club, in Italia, sono dei loro proprietari, ma anche delle comunità che vivono per quei colori. In America è diverso, la gente va allo stadio per vedere la squadra. In Italia, dietro una squadra c’è una famiglia grandissima che vuole sentire che tu ci tieni. E’ fondamentale capire cosa vuole da te la comunità". Ha portato in A il Bologna e poi il Venezia. Quando tocca alla Spal? "Spero che la mia media passata sia di buon auspicio...il mio obiettivo è quello, riportare la Spal in serie A e poi ai livelli degli anni sessanta. Se guardo a quello che ha fatto l’Atalanta e penso allo stadio Mazza, alla base dei tifosi e al settore giovanile ottimo che già ci sono, mi dico: non ci sono ragioni per non fare come l’Atalanta".