Dopo 250 anni Alceste rivive al Comunale. "Così porto in scena l’opera di Gluck"

Domenica 5 marzo in scena alle 16. Il regista Marco Bellussi: "La drammaticità del soggetto è sempre attuale"

Il regista Marco Bellussi protagonista domani al Teatro Comunale

Il regista Marco Bellussi protagonista domani al Teatro Comunale

Ferrara, 4 marzo 2017 - Dai versi delle tragedie di Euripide alla lirica di Gluck. Alceste, sembra essere un soggetto tragico ancora attuale e ricco di spunti. Dalla prima edizione dell’opera del compositore tedesco, attivo nel diciottesimo secolo, ricorre quest’anno il duecentocinquantesimo anniversario.

E sarà proprio Alceste la protagonista dello spettacolo di domani alle 16 sul palco del Comunale di Ferrara, portato in scena dal regista teatrale veneziano Marco Bellussi. E proprio con il regista abbiamo scambiato due chiacchiere. 

Di Alceste, se ne conoscono almeno tre versioni celebri: quella di Euripide, quella del fratello di Giorgio De Chirico, Alberto Savinio e quella del compositore tedesco Gluck. Come mai ha scelto di portare in scena proprio la versione di quest’ultimo?

«La scelta è stata fatta dal Teatro di Ferrara. L’opera di Gluck comuque è ricca di riferimenti all’opera originaria, anche se l’atmosfera è molto diversa perché l’opera è stata trasposta dalla tragedia alla lirica».

Dall’antica Grecia dei versi di Euripide, alla lirica di Gluck, finendo con Savinio e ora, dopo duecentocinquant’anni al Teatro Comunale di Ferrara. Come mai, secondo lei, Alceste stata portata in scena così tante volte e in epoche così diverse?

«Credo che l’elemento di maggior fascinazione, sia l’intreccio perfettamente riuscito tra il dramma inerente la sfera privata e quella pubblica».

Si spieghi meglio...

«Nella tragedia, il dramma della perdita di Admeto, viene vissuto nello stesso modo, sia dalla moglie e dalla famiglia, sia dalla popolazione di Fera, città della Tessaglia, che vede nella figura di Admeto un padre, più che un sovrano».

Quindi Alceste è sempre attuale...

«Sicuramente la drammaticità del soggetto è sempre attuale. Ogni drammaturgo è portato a darne una versione personale. Alceste, come personaggio tragico è molto efficace».

Nell’opera che porterà in scena al Comunale, prevale maggiormente il dramma e l’introspezione familiare o quello dei cittadini?

«Non saprei dire. La peculiarità consiste nel fatto che il popolo è considerato come ‘figlio’ dei sovrani e loro sono percepiti dal popolo, come genitori».

Ci sono degli elementi tipici della tradizione drammaturgica greca, che Gluck ha inserito nella sua opera?

«Direi che l’elemento che in assoluto richiama maggiormente la tradizione scenica antica è la presenza del coro, che anche nell’opera lirica ricopre un ruolo nevralgico».

Come sarà disposto il palco?

«Non c’è un vero e proprio impianto scenografico. Ci sarà un’organizzazione della scena disposta su vari livelli, attraverso delle pedane, poste ad altezze differenti».

I costumi?

«Questa parte è stata curata da Carlos Tieppo. Gli attori entreranno in scena con una veste nera tutta uguale. Questa scelta simboleggia il dolore, comune sia ai familiari che ai cittadini di Fera. Dopo l’entrata in scena, gli attori si vestiranno per ricoprire i rispettivi ruoli, di fronte al pubblico».