Bernado Bertolucci morto, Roberto Maccanti. "Così mi scelse per Novecento"

Nel film capolavoro del regista parmigiano, interpreta il piccolo Gérard Depardieu, il contadino Olmo Dalcò

Roberto Maccanti interpreta il piccolo Olmo in Novecento

Roberto Maccanti interpreta il piccolo Olmo in Novecento

Ferrara, 27 novembre 2018 - "L'ho saputo per radio e mi spiace molto, quei tre mesi di riprese con Bernardo Bertolucci per me sono stati bellissimi". Lo ricorda così Roberto Maccanti, anzi Olmo, "come ancora continuano a chiamarmi fuori paese, a Ostellato, a Migliaro, anche se di tempo ne è passato tanto". Ora non solo Verdi è morto (come inizia Novecento), ma anche il suo autore, scomparso ieri all’età di 77 anni. Maccanti nel film capolavoro del regista parmigiano interpreta il piccolo Gérard Depardieu, il contadino Olmo Dalcò appunto. Ora invece uno ‘zingaro’ della strada: fa l’autotrasportatore.

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Come ha saputo della scomparsa del grande regista? «Ho acceso la radio e ho appreso della sua morte, sapevo che era malato. L’ho conosciuto da bambino, ma mi dispiace. Lo ricordo come una brava persona. Si comportava come se ci si conoscesse da una vita. Una sera l’ho trovato in albergo dove alloggiavamo tutti durante le riprese, era con Depardieu. Ero un ‘cirolo’ al tempo, ero piccolo, ma lui è stato molto alla buona con noi. Una volta una scena non andava bene col sole così: dovemmo aspettare venisse notte. Cosa? Mi dissi io, poi aspettai. Adesso a rivedere Novecento mi viene il magone, ogni volta».

Ha mai più rivisto Bertolucci dal periodo di Novecento? «No, facemmo un incontro nel trentennale del film a Guastalla, ma lui non riuscì a venire. Rividi invece l’altro bambino nel film, Paolo Pavesi, che interpretava Alfredo Berlinghieri. Fu una grandissima emozione».

Come l’ha scelta Bertolucci? «Cercavano un ragazzino biondo e io lo ero, avevo 11 anni. Era estate. Con la troupe Bertolucci aveva detto: ‘Andiamo verso il mare, che un bambino biondo lì lo troviamo di sicuro’. Io ero a San Giovanni di Ostellato a mangiarmi un gelato quando lui con la moglie passa in macchina. Mi fa: ‘Ragazzino, vuoi fare un film?’. Io gli rispondo che per me va bene, ma deve prima sentire i miei genitori. In una settimana avevo il mio contratto».

E poi cosa è successo? «Sono partito verso Parma con mio fratello maggiore, era l’estate del 1974. Aveva otto anni in più di me e ora anche lui non c’è più. Soggiornammo per tre mesi in un albergo, per poi fare le riprese tra Roncole Verdi, Busseto, Guastalla. A quell’età presi tutto come un gioco».

Cosa ricorda di quei tre mesi? «La scena del treno, con tutti i trucchi di scena, e quella delle rane. Io andavo già nei fossati e per me era divertente. E poi il gran caldo, dovevamo portare zoccoli e vestiti pesanti. Inizialmente dovevo interpretare il ‘piccolo’ De Niro, ma assomigliavo di più a Depardieu. Divenni così Olmo».

Qual è stato il momento più emozionante? «La prima del film a Bologna, ero emozionatissimo. Qualche anno più tardi venne a cercarmi il fratello di Bertolucci, per un altro film. Ma ero nell’età dello sviluppo, il ‘piccolino’ che cercavano non c’era più».

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