Altri interpreti ma stessa partita: troppo lenti e sterili

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Altri interpreti, altro avversario, stessa partita di Cittadella: e per la quarta volta la Spal non emoziona i suoi tifosi, chiudendo i 90’ di Genova senza un solo tiro in porta. Una occasione per Almici da calcio d’angolo ben congegnato e una telefonatina aerea di Peda a fine primo tempo: la produzione offensiva della Spal di Coppa è tutta qui. In una ripresa in cui doveva rimontare, nemmeno uno squillo.

Non si guadagna più l’area, non si impegna il portiere avversario, e così vincere diventa difficile. Alla vigilia di due gare interne cui si devono possibilmente chiedere tre punti almeno una volta, Daniele De Rossi dovrà inventarsi necessariamente qualcosa di diverso.

La sola cosa che il tecnico ha ottenuto nei suoi primissimi giorni di lavoro è una maggiore tenuta stagna difensiva, ottenuta passando a tre centrali. Se il suo scopo era frenare l’emorragia di reti al passivo, quel passo avanti c’è. Il Genoa non ha creato molto e Thiam ha dovuto giusto effettuare uscite, cadendo solo su rigore. Ma dalla sua trequarti in avanti la nascente Spal di DDR è per ora inesistente e prevedibile, nel suo ruminare un calcio palleggiato privo di corrente elettrica e a bassissima intensità.

Si è così passati da un gioco lampeggiante, verticale e prolifico che regalava troppo in difesa a una maggiore protezione della porta, ma a scapito totale di ogni squillo offensivo. La Spal manovra sempre in orizzontale quando non all’indietro, e finora convince solo in difesa e in uscite in costruzione dal basso che però svolte a quel ritmo aiutano l’avversario a riposizionarsi.

De Rossi avrà davvero tanto lavoro da fare, ponendosi per prima cosa il quesito se sia proficuo proporre questo tipo di calcio compassato in una serie B che va al galoppo e che richiede sì solidità, ma anche corsa ad alti ritmi e intensità agonistica feroce. E’ questa la questione di fondo che lo attende: risolta quella, il modulo va di conseguenza, A Oggi la Spal annoia, non ha passo né sbocchi, va piano sia di gambe che di palla: domani, si vedrà.

L’uscita dalla Coppa non desta rimpianti. L’allenatore ha dosato le forze alternando qualche titolare e lasciandone altri a riposo del tutto, mentre il Genoa quando schierava seconde scelte metteva in campo giocatori che valevano le prime.

Però così è troppo poco lo stesso. Più ancora dell’assetto e del modulo (ieri un 3-4-2-1 ma con due centrocampisti sotto l’unica punta, quindi più un 3-6-1) preoccupa la totale mancanza di verticalità, di intensità e di pericolosità in avanti (nella foto Esposito).

Mauro Malaguti