Ferrara, l'intervista a Eleonora Goldoni: "Ecco perché amo il calcio"

A 22 anni gioca nella Nazionale femminile: “Con questo sport è stato un colpo di fulmine”

Eleonora Goldoni in azione (Foto Manfredini)

Eleonora Goldoni in azione (Foto Manfredini)

Ferrara, 1 aprile 2018 - Un cassetto che si apre. Dentro: il sogno Nazionale. La possibilità d’indossare i colori azzurri davanti al pubblico di casa, ad un appuntamento valido per le qualificazioni Mondiali. Questa la favola della Cenerentola ferrarese, che ai tacchi di cristallo preferisce i tacchetti da calcio. Eleonora Goldoni sarà presente il 10 aprile al Mazza, dove alle 18 risuonerà il fischio d’inizio della partita di nazionale femminile fra Italia e Belgio. Eleonora, cosa ti ha spinto a intraprendere una carriera calcistica? Rompendo uno stereotipo che intende questo sport come prevalentemente maschile... “Confesso che da bambina ero molto mascolina. Per me non esistevano bambole, ma solo un pallone da calcio con cui giocavo assieme a mio fratello, rompendo ogni cosa sulle mensole di casa, per la gioia, poca, di mia mamma. Papà poi mi portò a San Siro a vedere l’Inter e da quel momento mi innamorai di questo sport”. E da cosa è dipesa la scelta di partire per andare a giocare in un college statunitense? “Un mio grande desiderio è sempre stato quello di andare a fare un’esperienza all’estero. Di giocare fuori dall’Italia. In quarta o quinta liceo mi hanno contattato alcuni scout statunitensi, che mi avevano notata agli europei con la nazionale giovanile. A quel punto non ci ho pensato due volte. Volevo prendermi il rischio di provare, per non avere rimpianti in futuro. E poi il calcio negli States è considerato uno sport più femminile che maschile. Nei parchi è pieno di bambine e ragazze che giocano a pallone, è toccante”. Sembra una realtà molto differente dalla nostra... E’ così? “Sì, una differenza abissale. In America il campionato collegiale è diviso in due semestri. La federazione universitaria decide in quale dei due concentrare il campionato, durante il quale disputiamo due partite a settimana. Il campionato consta di un solo girone di andata e dopo subito i playoff”. E com’è la tua vita a stelle e strisce? Come gestisci studio, impegni sportivi e tempo libero? “Questo è il primo semestre in cui ho iniziato a viaggiare così tanto per gli impegni con la Nazionale maggiore. Ho imparato che tutto dipende da una buona organizzazione. Io studio scienze della nutrizione la sera, dopo le lezioni e gli allenamenti al campus. Ora mi ritrovo ad avere i libri sempre con me, anche durante gli impegni calcistici da questa parte dell’oceano con le azzurre”. Studi nutrizione. Quindi seguirai una dieta perfetta... “Non seguo nessun tipo di dieta ma cerco di tenere un’alimentazione sana ed equilibrata”. E sul tuo approccio alle partite? Hai qualche rito scaramantico prima di entrare in campo? “Non sono una persona scaramantica, anche se sento molto la tensione. Credo in Dio e prima di iniziare una partita mi affido a lui”. Una tensione che giocoforza si alza alla vigilia di un appuntamento come quello di martedì 10. Come ti senti? “Sono molto, molto tesa. Quando penso alla partita faccio fatica a dormire di notte. La reputo uno dei tasselli più importanti della mia avventura azzurra. Perché mi pare che tutto stia accadendo alla perfezione, nei minimi dettagli. Tutto pianificato. Cioè, la Nazionale, dopo poco dalla mia prima convocazione, viene a giocare proprio a Ferrara: un sogno. E in più sarà un’occasione per avere vicine tutte le persone che conosco, tutte riunite nello stesso luogo. Non vedo l’ora”.