Incapace di soffrire Al primo ostacolo la Spal si scioglie

Col Cittadella era piaciuto il carattere, in Calabria un passo indietro che complica tutto il cammino.

Incapace di soffrire  Al primo ostacolo  la Spal si scioglie

Incapace di soffrire Al primo ostacolo la Spal si scioglie

Mauro Malaguti

Sarà un bel problema, per la Spal, mantenere la categoria. Pensare che sarebbe bastato vincere o almeno non perdere a Cosenza per dare quel minimo di continuità al successo sul Cittadella: e visti all’opera i calabresi, che pure sono cresciuti rispetto al girone di andata, si è davvero persa l’ennesima enorme occasione per dare un diverso indirizzo al campionato. Invece dopo un primo tempo ben approcciato e meglio concluso la Spal è sparita dal campo confermando i suoi impacci caratteriali.

Al "Marulla", e se ne è già parlato, le scelte di Oddo a metà tempo non si sono rivelate felici, ma la squadra non si può nascondere dietro l’allenatore che fino a domenica le aveva ridonato un pochino di smalto. Anche con qualche condizionamento tattico, si poteva, si doveva far meglio. Invece soprattutto dal gol in avanti la Spal è scomparsa rischiando di venire travolta: Alfonso ha tolto di porta molte castagne consentendo a La Mantia, Rossi e Dickmann di godere delle tre occasioni che nel finale di partita potevano ridare un senso al viaggio in Calabria e alla classifica.

E questo preoccupa assai. Per salvarsi bisogna saper soffrire. Col Cittadella questo era piaciuto: la Spal aveva saputo soffrire. A Cosenza invece alla prima contrarietà ha marcato visita. Mancano temperamento e spirito da battaglia. Se solo la partita prende un indirizzo diverso da quello voluto, la Spal non è capace di rimanere sui binari giusti e deraglia.

In Calabria ha giocato un discreto ruolo anche la sfortuna, sotto forma della traversa di Maistro, del tiro di Rossi respinto sulla linea e dell’influenza di Celia e Prati che si è andata ad aggiungere alle assenze di Nainggolan, Valzania e Varnier. Oddo aveva possibilità di scelta limitate soprattutto in fascia sinistra dove Tripaldelli stava soffrendo e ha dovuto inventarsi qualcosa che non ha aiutato (e si è peccato di superficialità nel non aver sistemato quella corsia mancina dopo le abbondanti indicazioni della stagione precedente).

Ma può capitare, e contro il Cittadella le intuizioni dello stesso tecnico pescarese erano state alla base della vittoria con il varo del 4-2-3-1 e il passaggio a cinque una volta in vantaggio. Era la squadra a doversi adattarsi alla bisogna meglio di così. Se il diverso schieramento può avere abbassato la Spal e alterato gli equilibri del momento positivo nel finale di primo tempo, assolutamente non spiega quel quarto d’ora in cui i biancazzurri si sono consegnati all’avversario con la sola eccezione di Alfonso.

Eppure all’inizio di questa stagione si erano salutati favorevolmente arrivi di giocatori che in B hanno enorme esperienza e venivano da stagioni da titolari in altre squadre come La Mantia, Maistro, Valzania, Moncini e compagnia.

Gente che la categoria la pratica da anni, e che l’ha anche vinta, e per questo viene accreditata di mentalità di cadetteria, quella che da sempre anche gli Alfonso, Zanellato e Dickmann ben conoscono. Sorprende che proprio alla Spal non riescano a sfoderare la grinta necessaria per superare l’impasse. Di sicuro non ha aiutato cambiare tre allenatori diversi né il grande andirivieni di calciatori nei due mercati.

Ma qualcosa di più dovrebbe lo stesso essere lecito pretendere. Volendo, ci sarebbe ancora tempo. Ma è innegabile che a Cosenza la Spal ha posto una mezza pietra tombale su tante speranze, e che è solo lei a poterle riaccendere.