"La mia promessa? Anima e corpo per la Spal"

Daniele De Rossi e il primo impatto a Ferrara: "Accolto in maniera incredibile. Ringrazio Joe per il coraggio e la lungimiranza"

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di Mauro Malaguti

Prima impressione? Calcio a parte, autenticamente umile senza falsa modestia. Daniele De Rossi ha conferito per un’oretta con una stampa eccezionalmente mobilitata per l’evento, e in attesa di farsi conoscere per le sue abilità tecnico-tattiche, tale è parso. Anche deciso a tratti, ma genuino nelle emozioni: "Saggio no, né illuminato o geniale. Ma nemmeno uno stupido, ecco… - ha precisato - e in campo un combattente sì ma pensante come spero saranno i miei giocatori". Ddr (assonanza terribile, meglio "Cecio" come lo chiamano a Roma) non si era preparato discorsi: "Ringrazio solo tutte le persone che mi hanno accolto qui in modo incredibile, e sono state tante. Ero quasi spaventato o preoccupato dal dover infilare una porta diversa da quella della Roma, e di farlo per giunta in una veste nuova. E’ da quando giocavo che Joe Tacopina mi diceva che un giorno mi avrebbe voluto come mister ed eccomi qua. Ci lega grande amicizia e stima reciproca e io intendo ripagarlo. Sul piano umano Joe è un sognatore vincente, le promozioni che ha ottenuto parlano per lui".

Nessuno prima l’aveva chiamata?

"Avevo parlato con tanti dirigenti, con 3-4 club anche approfonditamente: ma pure apprezzando, avevo detto no. Altri mi parlavano e poi declinavano, ’non hai mai allenato’: dubbi legittimi, solo non capisco perché mi chiamassero, visto che questo lo sapevano anche prima. Pareva la storia della ’sora Camilla, che tutti la vonno e nessuno la piglia’. Joe è un visionario e con me ha avuto coraggio e lungimiranza, in più ha un progetto vero. Smanio dal desiderio di dargli ragione".

Emozionato?

"Lì per lì mi sono sentito come uno che passa dalla quinta elementare alla prima media: cambi edificio scolastico, compagni e ambiente, e senti quel ’friccichio’ dentro di emozioni e timori. Ma dopo un’ora con quella seconda famiglia che è il mio staff ero già focalizzato su Cittadella e le riunioni tecniche e le sedute erano già priorità. Un po’ sapevo già com’è, mio padre allena da una vita".

Che promesse fa al suo nuovo pubblico?

"Prometto di non fare promesse, nel calcio non si può. O meglio, prometto solo che io e i miei collaboratori saremo tutti noi anima e corpo nella Spal". Ha ricevuto messaggi particolari?

"Circa 4-500 su whatsapp non ho avuto tempo di leggerli ancora, ma risponderò a tutti".

Roberto Mancini che le ha scritto?

"Un bel messaggio. Mi aveva già fatto in bocca al lupo quando pareva mi stessi accasando altrove, poi non mi presero. Siamo molto amici e mi ha insegnato tanto, a volte anche involontariamente. Pochi hanno la sua stessa bravura nell’annusare il talento in un calciatore".

E il cittì lo ha scorto in Esposito…

"Pensate che in principio avevamo fatto un circoletto rosso sul fratello Sebastiano, assieme a qualche altro giovane da portare in futuro in Nazionale. Pareva il più quotato dei due. Ma poi ci è balzato all’occhio Salvatore ed è toccato a lui. Io ho anche ‘sta deformazione professionale e malattia per i mediani davanti alla difesa come ero io. Fossi andato altrove, lo avrei richiesto per primo. Ha qualcosa di diverso nei piedi e nel cuore. Ora che ce l’ho ed è il nostro capitano però va alla pari con tutti gli altri. Non ho gerarchie e altri ragazzi qui che conoscevo meno mi hanno colpito".

Oh, se non se ne intende lui, di metodisti, non se ne intende nessuno...