L’ex leader Mobyt: "La passione vi farà ripartire"

Michele Ferri a 38 anni ora è in C nella sua Pesaro "Per me Ferrara è stata la tappa più importante".

L’ex leader Mobyt:  "La passione  vi farà ripartire"

L’ex leader Mobyt: "La passione vi farà ripartire"

Jacopo

Cavallini

Capitano della ripartenza, dal 2011 al 2015, dopo una lunga carriera tra A2 e B ora si è riavvicinato alla famiglia e con la sua Bramante Pesaro lotta per la promozione nel girone umbro-marchigiano di Serie C Gold.

Michele Ferri ha appreso con tristezza e sconforto della rinuncia anticipata del Kleb al secondo campionato nazionale, la fine di un’epoca che anche lui ha contribuito a scrivere con la Pallacanestro Ferrara di Fabio Bulgarelli, ripartita dalla B2 nell’estate del 2011 dopo la cessione del titolo del Basket Club, e lasciata quattro anni dopo in serie A2.

Un percorso che toccherà di nuovo alla pallacanestro nostrana e ai suoi appassionati, con la speranza di ricominciare perlomeno da un gradino più alto e dalla nuova B d’Elite.

Michele, a 38 anni ha deciso di riavvicinarsi a casa, e assieme all’altro ex Pipitone sta lottando per il vertice in C Gold… "Sì, dopo i due anni di pandemia ho deciso di fare una scelta, lavorare senza la mia famiglia accanto non mi è mai piaciuto, quindi ho pensato di fare un passettino indietro".

Nella sua carriera si è mai trovato a vivere situazioni come quella capitata al Kleb in queste settimane?

"Fortunatamente no, forse in un paio di stagioni mi è capitato di avere a che fare con qualche problema economico, ma non ho mai chiuso il campionato in anticipo. Avevo letto qualcosa sui giornali, ma non pensavo che il quadro a Ferrara fosse così compromesso. Con D’Auria mi sembrava che l’ambiente fosse il solito, quello che ho vissuto anche io".

Che ne pensa?

"E’ un vero peccato, Ferrara è una città che respira basket, io ci ho passato quattro anni della mia vita stupendi e nel mio piccolo penso di aver dato qualcosa alla storia di questa società. Buttare tutto all’aria così fa male".

Cosa ricorda della sua esperienza?

"Arrivavo da una stagione tribolata in A2 a San Severo, quando mi si è palesata l’opportunità di venire a Ferrara ho deciso di accettare anche se mi sembrava una scelta un pochino azzardata vista la ripartenza dalla B2. Invece per me è stata una manna dal cielo, mi sono trovato benissimo sin dal primo giorno".

La tappa più importante della sua carriera?

"Ogni anno che passava facevo di tutto per rimanere e cercavo di convincere anche i miei compagni, l’idea era quella di creare uno zoccolo duro senza smantellare e ripartire da capo.

Per quattro anni ci siamo riusciti. Ho bellissimi ricordi di Ferrara, lì è nata mia figlia".

Da giocatore non dev’essere facile accettare un epilogo del genere…

"Li seguivo e mi sembravano molto attaccati alla maglia, l’ultima partita vinta contro Nardò ne è stata la dimostrazione. Ho sentito Amici di recente, ero contento fosse tornato a Ferrara in un posto dove non aveva bisogno di dimostrare nulla. Ha preso una bella botta, ma sono felice abbia trovato in fretta una nuova sistemazione".

Come si riparte ora?

"Ferrara è una piazza che ha fatto anche la Serie A, capisco chi storce il naso per una ripartenza dal basso.

Ma la gente è appassionata, e io quell’attaccamento l’ho sempre percepito.

Forse è meglio ricominciare con una società sana e pulita, facendo un passettino alla volta, piuttosto che portare avanti questa agonia. Io continuerò a seguirvi e a tifare Ferrara".