Paloschi, la serie B per tornare protagonista?

Dopo i sette gol nella prima stagione, in maglia spallina le sue prove sono andate spegnendosi. Ora Marino lo vuole rilanciare.

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Da uomo dei sogni a suppellettile di lusso, e ora di nuovo ad alfiere delle speranze biancazzurre. Per Alberto Paloschi la Spal è una sorta di helter-skelter beatlesiano, una montagna russa in piena e piatta pianura padana, un sali-e-scendi - e ora finalmente risali -, e chissà che non sia la volta buona, con mister Marino primo estimatore.

Nell’estate del 2017 Alberto era stato il primo centravanti della Spal in A dopo quasi mezzo secolo. L’ultimo, Orlando Rozzoni, non era più nemmeno a questo mondo. Per averlo, Vagnati dovette impegnare la proprietà per quattro anni a uno stipendio da quasi un milione netto l’anno. Ma lo sforzo andava fatto: non si poteva affrontare il mondo nuovo senza un 9 idoneo alla bisogna. E Paloschi a quel punto era un attaccante da 59 gol in serie A con le maglie di Milan, Parma, Genoa e Chievo, e da 11 nell’unica stagione di B nel Ducato, dove ancora giovanissimo incrociò la strada di Pasquale Marino. Ma i due si sfiorarono appena. Alberto passò al Genoa lasciando al tecnico siciliano qualche rimpianto. Dieci anni tondi dopo, proverà a colmarlo oggi, al piano di sotto.

A Ferrara Paloschi venne accolto con ogni onore. Arrivava dalle sue prime stagioni storte, 2 soli gol nello Swansea City e nessuno nell’Atalanta. Era il momento giusto per assicurarsi le sue prestazioni, a scopo rilancio. Il primo anno in biancazzurro fu discretamente redditizio. Paloschi segnò 7 volte. Impiegò parecchio a far coincidere una sua rete con un successo pieno, ma quando nel finale ci riuscì, fu in occasione di colpi importanti, nel 3-2 di Crotone e poi nel 2-0 al Benevento, in scontri diretti cruciali. Emotivamente rimase nella memoria soprattutto la rete dell’1-1 con l’Inter al 90’, a rimediare l’autorete di Vicari. Uno dei suoi graffi rapinosi.

Alberto non deluse, anche se nemmeno incantò, superato in fatto di gol dagli 11 di capitan Antenucci che veniva dal basso. E quando si vide accostare Andrea Petagna, iniziò a faticare. Venne sovrastato dall’antagonista nel ruolo, e soprattutto, per le sue caratteristiche di uomo d’area faticò a inserirsi in una squadra che in area non poteva stazionare a getto continuo. Fu proprio la latitanza nella partecipazione al gioco a relegarlo un poco ai margini. Segnò 2 gol consecutivi negli 1-2 con Sampdoria e Inter, confermando le radici milaniste nel purgare regolarmente i nerazzurri. Le presenze scesero da 36 a 23, le reti da 7 a 2. E nel terzo anno si diradarono ancor di più: 5 gare dall’inizio. 5 subentri, nessun sigillo. Così a gennaio ecco il mesto scambio col Cagliari: Paloschi in Sardegna, 7 partite senza segnare, una sola dal primo minuto. Cerri a Ferrara, 1 gol in 8 gettoni. Alberto torna così all’ovile di Mattioli, con il quarto anno di contratto davanti.

Con la retrocessione della Spal in serie B, ecco la nuova scintilla. Chi dice che un cannoniere dalle polveri bagnate in una “piccola” di serie A non possa essere un bomber provetto per una “grande” presunta di serie B? Marino non lo dice di certo, anzi. Alza il telefono e parla con “Paloschino”, che al di là del rendimento, si è guadagnato soprannome e simpatie per la correttezza, la professionalità, i comportamenti mai sopra le righe. Non sorprende che il nuovo allenatore della Spal lo trovi centrale per il suo progetto e lo confermi “bravo ragazzo” oltre che buon attaccante.

Con quell’ingaggio, e con il gol che manca dal 7 ottobre 2018, quasi due anni, Paloschi è dunque destinato a una nuova partenza dalla serie B. Il gioco di Marino ha sempre rifornito ed esaltato i centravanti, che hanno spesso migliorato i loro primati in fatto di segnature. Paloschi se ne potrà giovare, a patto di dimostrare di non aver perso il guizzo che lo fece arrivare primo sul pallone nell’area di Spalletti.

Spal e Paloschi, un nuovo inizio per due. A volte, ciò che a corte viene disdegnato, in piazza viene buono. Deve essere così.

Mauro Malaguti