Più attenzione ai dettagli per uscire dalla palude

Mauro

Malaguti

Quattro giornate, e già vengono al pettine i nodi irrisolti del mercato più bloccato degli ultimi anni. Condizionata dall’impossibilità di cedere stipendi pesanti di giocatori che a quel costo nessuno ha voluto, la Spal ha dovuto pagare dazio subito. Non è stata affatto fortunata, a perdere pedine fondamentali in ruoli in cui meno è guarnita di ricambi. E come ben si sa, la sfiga ci vede benissimo, mentre la dea bendata la devi cercare. L’attenzione al particolare, da Rovini a Gigio Grassi, da Paro a Viviano, da Cottafava a Del Grosso, per citare solo alcuni, ha consentito in tempi andati di celare o coprire lacune. Manca un 9 di un certo tipo. Nel privare Marino di Floccari e Paloschi, la mala sorte ci ha visto benissimo. Seba Esposito a Empoli ha affermato di non essere a sua volta attaccante da spalle alla porta. Gli serve un perno cui appoggiarsi: a Milano aveva Lukaku. Si continua a trascurare il problema dei “raffreddori” di Berisha, pure già pagati cari nel finale della scorsa stagione. Demba fece meglio di Letica, ma un 12 esperto sarebbe più funzionale. Si comprende bene che le difficoltà sono economiche: bisogna restare nei limiti del bilancio di un anno storto, senza entrate da pubblico e con minori introiti di sponsor. Non si vuol tirare la croce addosso a nessuno, la Spal in fondo le sue discrete potenzialità le può avere anche così. Però Empoli ha riproposto il nodo della cura dei dettagli. Se si vuole uscire subito dalla palude, si deve insistere anche sui particolari.