Sacchetti: "Ferrara, ritrovarti sarà speciale"

Uno dei protagonisti del ciclo d’oro dal 2006 al 2010 oggi è in A2 a Treviglio. "Da voi le prime vittorie e l’esperienza lontano da casa"

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di Mauro Paterlini

FERRARA

L’ultima volta, due anni fa, in pieno lockdown vissuto proprio a Brescia, in una delle zone più colpite dal Covid, la voglia di parlare di basket non fu tanta, perchè l’attualità era ben diversa e più drammatica. Oggi però per Brian Sacchetti l’attualità tocca inevitabilmente Ferrara e il suo passato, quei quattro anni dal 2006 al 2010, di crescita e successi nel ciclo d’oro del Basket Club di Roberto Mascellani. Domenica ritroverà Ferrara con la sua Treviglio, in attesa magari di tornare nel palasport estense nel primo turno dei playoff. Oggi, a 36 anni, Brian guarda a una carriera che lo ha portato a tanti anni di serie A e a vincere anche uno scudetto. Ma tutto partì proprio dal Club.

"Sono arrivato dopo due campionati vinti in B con Castelletto Ticino, ma la Carife è stata la mia prima esperienza fuori da casa – raccontava due anni fa proprio al Carlino – ed è lì che mi sono dovuto misurare con una realtà nuova e con un club professionistico, in una città che non conoscevo".

Brian Sacchetti e Ferrara: come fu l’impatto?

"Mi sono trovato bene, meglio una città così che una metropoli, quando hai 20 anni. Ricordo le serate al Messisbugo, le cene alla Casona e al Sebastian Pub. Poi il Cafè des Amis di Gianluca Roma. Quella era praticamente la mia seconda casa".

Nella stagione 20062007 centrate i playoff, poi nell’estate del 2007 si gettano le basi per costruire una squadra che ha fatto la storia. "Conoscevo il livello della serie A2 ed ero certo che in un telaio col sottoscritto, Foiera, Zanelli, Allegretti e Masoni, le aggiunte di Collins, Jamison, Farabello e Nnamaka sarebbero state decisive. Si percepiva un potenziale differente dall’anno prima e devo dire che fu davvero una cavalcata trionfale".

Un nome su tutti?

"Se devo proprio farne uno, dico Oluoma Nnamaka. Arrivò quasi per caso, ma si rivelò un tuttofare eccellente in campo e nello spogliatoio, perchè era una persona che lavorava duro e che non si lamentava mai. Lui ha fatto sì che le cose andassero tutte al loro posto".

Poi la grande festa a Fabriano e finalmente arriva la serie A. Prima mesi difficili e l’arrivo a gennaio di Allan Ray che cambiò tutto...

"Già, ci portò freschezza, imprevedibilità, la capacità di creare sempre qualcosa dal nulla, togliendo pressione a Collins. Poteva fare qualsiasi cosa in campo in quel momento".

L’anno dopo invece va tutto storto, e arriva una retrocessione dolorosa. Dieci anni dopo, che idea ti sei fatto?

"Che ci sono semplicemente annate nelle quali non riesce davvero nulla. Ricordo problemi su problemi, all’inizio anche con Jamison. Poi poca serenità e forse troppe aspettative su quel gruppo".

Brian Sacchetti oggi?

"A Treviglio sto molto bene, c’è entusiasmo e voglia di crescere. La partita di domenica contro Ferrara mi fa uno strano effetto, anche se sono cambiati i colori sociali. Se poi ci dovessimo trovare contro anche ai playoff, tornare in quel palasport sarà ancora più emozionante".