Spal, la rivoluzione di Lupo Sostenibilità e meno prestiti

Il ds ha cambiato volto alla squadra ingaggiando cartellini ’pesanti’ e lanciando ragazzi del vivaio e di proprietà, come Peda, Tunjov e Puletto

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Fabio Lupo (foto) si era presentato a Ferrara pronunciando parole molto precise, che rappresentavano un netto taglio col passato. Il direttore tecnico aveva parlato della necessità di "aprire le finestre e cambiare aria" inaugurando di fatto una gestione del parco giocatori rivoluzionaria rispetto a quella delle stagioni precedenti.

Potevano sembrare parole di circostanza, invece passo dopo passo è riuscito a centrare i propri obiettivi abbattendo in maniera drastica il monte ingaggi della Spal (se ne sono andati una serie di big come Vicari, Di Francesco, Mancosu e Viviani che la società biancazzurra faceva fatica a sostenere sotto il profilo economico) e dotando l’organico di giocatori giovani, affamati e più funzionali al gioco di mister Venturato.

L’unica cessione che il club di via Copparo non è riuscito ad effettuare è quella di Murgia, che comunque rispetto agli ultimi anni sembra più motivato e determinato a rimettersi in carreggiata. Ma Lupo e i suoi collaboratori hanno cambiato rotta anche sotto un altro punto di vista. Dopo la retrocessione in serie B, per una questione di opportunità economica, la Spal si era affidata parecchio ai prestiti secchi dalle società di serie A. Col Sassuolo e l’Atalanta per esempio era stata allacciata una proficua collaborazione che aveva portato a Ferrara talenti come Sernicola, Okoli e Latte Lath, giusto per fare qualche nome.

Dalla Fiorentina invece era arrivato Ranieri e dal Milan Colombo, oltre ad una serie di atleti che non sono riusciti a lasciare il segno. Operazioni low cost che a fine stagione però hanno sempre impedito alla Spal di trattenere i pezzi pregiati, che puntualmente sono tornati alla base per poi prendere strade diverse. Anche Lupo ha ingaggiato qualche giocatore in prestito (secco o con diritto di riscatto) come Valzania, Dalle Mura, Rauti e Varnier, ma il nuovo direttore tecnico ha puntato soprattutto all’acquisizione dei cartellini. Attraverso prestiti che prevedono l’obbligo di riscatto come quelli di Moncini, La Mantia e Proia, senza rinunciare ad ingaggiare giocatori a titolo definitivo sui quali la Spal ha deciso di investire.

Così, le nuove seconde linee della squadra di Venturato non sono più prestiti impalpabili come Coccolo e Heidenreich, ma ragazzi cresciuti nel vivaio biancazzurro come Peda, Tunjov e Puletto. Oppure giovani di talento sui quali si è deciso di scommettere come Arena, Prati e Rabbi, che in maniera diversa hanno comunque già dimostrato di meritare una chance in serie B. Anche il nuovo acquisto Fiordaliso è arrivato a titolo definitivo, così come Dumbravanu e Bellucci, che la Spal ha prelevato a parametro zero e poi trasferito in prestito con l’obiettivo di metterli alla prova per verificarne il potenziale.

Una piccola rivoluzione all’insegna della sostenibilità, che non ridimensiona le ambizioni del club.

Stefano Manfredini