Spal, ora la parola d’ordine diventa dignità

Dopo la figuraccia contro la Sampdoria, stasera al Mazza con l’Udinese serve un’inversione di rotta per dare un senso al finale di stagione.

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Dignità. La parola d’ordine cambia, purtroppo. Con uno svantaggio in doppia cifra (il -9 dal Lecce che ha battuto la Lazio è in realtà un -10 per gli scontri diretti a sfavore), il termine salvezza fuoriesce di moda.

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Certo, l’aritmetica dice che ci sono ancora 24 punti in palio, e bla bla bla. Ma quando ne hai conquistati 19 in 30 giornate perdendo 21 partite, ci vuole una bella immaginazione a pensare che il brutto anatroccolo sciupone si trasformi d’incanto in cigno proprio sul red carpet del traguardo finale. Dignità, dunque. Serve una Spal che non sbrachi come a Genova. Che non faccia vergognare i propri tifosi. Vincesse le prossime due, chissà, potrebbe quantomeno ravvivare l’ultimo mese. Certo, pensare a una Spal virtualmente in serie B con otto giornate di anticipo infonde solo tristezza. Ecco perchè la Spal deve cercare di vincere, oggi e poi ancora. Per dignità, e per rispetto di un pubblico che nemmeno la può vedere dal vivo. Dati i risultati, per i giocatori può essere un bene.

Battere l’Udinese, quindi. Per dignità. Poi se qualcos’altro ha da venire, si vedrà. Di Biagio non ha accampato scuse, almeno. Si è preso le colpe, incluse quelle che non ha, ed è parso guardare in faccia la realtà. La sua, quella del Giggi, parla di 4 punti in 7 partite. Sa lui per primo, Di Biagio, che se questo sarà il trend di qui alla fine, proporsi per un “raddoppio” il prossimo anno diventerà arduo.

Il tecnico ha ben riassunto le sue esperienze ferraresi, a cominciare dall’ultima a Marassi: la Spal regala gol, e dai trenta metri in avanti è poca cosa. E’ quel che si sapeva, e che neppure lui da subentrante è riuscito a correggere. Sono i difetti che la squadra si porta avanti sin dal principio. Se non la salvezza, gli si chiedeva almeno di nascondere i vizi ed esaltare i pregi. Fin qui non è accaduto. Sotto con l’Udinese, quindi. Per dire che non si è ancora smobilitato con la testa come lo 0-3 in casa della Sampdoria è parso crudelmente suggerire. L’avversario di oggi a Ferrara cercherà il suggello alla sua salvezza. Tutti, d’ora in poi, contro la Spal cercheranno un suggello a qualcosa. Compito dei biancazzurri sarà almeno rovinare qualche festa, provare a evitare anche l’onta del fanalino di coda, magari.

L’Udinese è la più fisica delle rivali di bassa classifica. Ha muscoli e gamba, e un genietto della lampada di nome De Paul che sa inventare rifiniture e reti. Va affrontata col cuore e con la spada, non col fioretto e “facendo il compitino”.

L’ultima annotazione riguarda il Lecce. Sino a gennaio era inferiore a tutte come organico. Però ricorda la Spal del primo anno di serie A. Gioca, corre, ha entusiasmo, e così sopperisce al gap tecnico rispetto alla stragrande maggioranza delle concorrenti. A gennaio ha poi aggiunto gente come Barak, Saponara, Deiola, Paz e Donati, un po’ come fece la Spal nel suo primo anno con Kurtic e Cionek. E ora è lì che si batte, ricordando molto per spinta e motivazione quella squadra di Semplici. Quel che si chiedeva in caso di mala parata alla Spal: di combattere sino in fondo. Retrocedere per club di provincia è pericolo all’ordine del giorno ogni anno. Ma il “come” fa tanta differenza.

Mauro Malaguti