Spal, testa e tattica: debutto incoraggiante

Il punto con il Monza racconta una gestione azzeccata della partita, aspettando il tridente titolare. Tra i pochi nei, l’involuzione di Strefezza

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di Mauro Malaguti

La domanda che un po’ tutti si facevano al debutto della Spal di Marino a Monza era: riusciranno i nostri mancati eroi di serie A a ben figurare al piano di sotto, in un campionato che richiede corsa, grinta e agonismo più che l’arte del fine ricamo? Il primo responso, pur non propriamente esaltante, è stato parecchio incoraggiante. E non solo per il risultato positivo, che pure pesa.

Se stanno lì con la testa, giocatori di serie A ben bilanciati da combattivi uomini di categoria possono figurare. A Monza la Spal ha convinto soprattutto sul piano dell’intelligenza tattica e della gestione di partita. Dopo un minuto di sfuriata i padroni di casa si sono visti togliere il pallino dell’iniziativa. Consapevole di non avere risorse atletiche ottimali a questo punto di stagione, la Spal ha scelto di fare la partita a modo suo, di condurre il possesso palla tenendo basso il ritmo della gara, e di impedire così al Monza di caricare a testa bassa. Il piano è riuscito a perfezione: la Spal ha comandato il primo tempo e gran parte del secondo. Tatticamente è stata ineccepibile.

La squadra è mancata solo dalla trequarti in su, e lo si può capire. Se si pensa che al momento Esposito-Paloschi-Di Francesco ha buone chances di essere il tridente titolare della Spal, si deve constatare che a Monza mancavano tutti e tre. Strefezza e Brignola non hanno dato peso, sono leggerissimi, e Floccari non può correre da ventenne, pur muovendosi bene. L’altro limite di giornata sono stati i piazzati: la Spal non ha messo a frutto i sei corner e le punizioni laterali mentre il Monza ha creato tutte le sue occasioni, nessuna esclusa, in quel modo. E qui bisognerà migliorare.

Per il resto, solo risposte positive. Berisha si è confermato il campione che si conosce, la difesa ha retto bene, la fase di copertura del centrocampo è stata eccellente - e in pochi hanno adeguatamente sottolineato il gran lavoro di Valoti su Machin, annullato sino al quarto d’ora finale da un’aggressione attenta. Il gioco si è sviluppato bene sia sulle fasce, dove D’Alessandro ha spadroneggiato e Dickmann ha fatto il suo, che centralmente. Ma tutto si è arenato davanti all’area di Lamanna.

Colpisce un poco l’involuzione di Strefezza, così sbarazzino e intraprendente nelle settimane del debutto in serie A sino al gol di Torino, e da allora poco capace di incidere e determinare. Il piccolo brasiliano deve ritrovare la freschezza e la spavalderia che avevano contraddistinto i suoi esordi. E qualcuno dovrà pur dire a Tomovic che ogni rinvio orizzontale verso il centro della sua area è contro i princìpi del calcio… Un tempo, Mazza vietava a Boldrini e Bertuccioli di superare la riga di metà campo: ora i metodi sono cambiati, ma si potrà ancora fare. Per il resto però il serbo ha fatto bene e l’ultima linea è parsa in grado di figurare bene in serie B.

Ora non resta che sperare che il dolore accusato da D’Alessandro si risolva in nulla. Il romano si è confermato fondamentale nel 3-4-3 di Marino come quarto di sinistra, e bene ha fatto il tecnico a non cedere alla tentazione di utilizzarlo nel tridente d’attacco. Il giocatore fa bene per sé e male agli altri lì dov’è.