Tesseramenti e vincoli: ecco come funziona

L’indice di liquidità prescrive parametri tra entrate e uscite di mercato. Sforare ora, per una società, significa non comprare a gennaio

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di Mauro Malaguti

Proviamo a spiegare una volta per tutte come funziona la questione dei vincoli regolamentari che stanno rendendo problematici i tesseramenti dei nuovi acquisti, alla Spal e anche molto al di sopra, se si pensa che la Lazio tarda ancora ad annunciare Fares.

Il problema di base è questo indice di liquidità che impone vincoli precisi alle società, prescrivendo parametri tra entrate e uscite di mercato. Chi non li osserva, viene sanzionato col blocco totale degli acquisti nella successiva sessione: significa che se la Spal sfora, a gennaio non potrà comprare. Si può anche decidere di non rispettarli, quei parametri: ma in questo caso, viene richiesto sostanzialmente di andare in tasca versando capitale. E a questo proposito, si stabiliscono le seguenti quattro forme: versamenti in conto futuro aumento di capitale; aumento di capitale interamente sottoscritto e versato; finanziamenti postergati e infruttiferi dei soci; versamenti in conto copertura perdite.

Ferma nella decisione di rimanere nei binari del budget senza ricorrere ad altri capitali, la Spal, e non solo lei, ha soprasseduto. Anche per molte altre il Covid ha picchiato duro, sconsigliando la maggioranza degli azionisti a intervenire direttamente. La crisi che segue il lockdown da pandemia non è invenzione, e si può capire.

Ecco allora che non rimane che vendere, e comprare solo dopo le cessioni. Vale anche per big come la Lazio, che non depositando il contratto di Fares ha inguaiato la Spal. I tempi necessari a far maturare il prestito di Bonifazi all’Udinese e l’anticipo al venerdì di Monza-Spal hanno fatto il resto. Così la Spal ha dovuto cedere al Torino Horvath, Kryeziu e Catanzaro, i tre ragazzi di Ruggero Ludergnani, nella tarda serata di giovedì per poter dare a Marino almeno Sernicola e Brignola, tesserati assieme a Okoli (poi non convocato) in seguito a quell’operazione, e utilizzati a Monza. Per Esposito, Sala, Ranieri e Moro non si è fatto in tempo, visto che l’Udinese ha annunciato Bonifazi a mezzogiorno di venerdì.

Un esempio di come funziona il giochino. Bonifazi prestato all’Udinese libera la Spal per un importo pari al suo ingaggio annuo più eventuali bonus, quindi una cifra attorno a un milione e mezzo, e consente nuovi acquisti per quella somma. Se Bonifazi fosse stato ceduto definitivamente a 8 milioni, la Spal avrebbe ‘liberato’ rinforzi per 9,5, perché agli effetti dell’indice di liquidità si sommano costo di cartellino e ingaggi. Quando la Lazio tessererà Fares, saranno altri 10, tra cifra che viene alla Spal e l’ingaggio del giocatore. Anche per i calciatori in entrata si sommano prezzo d’acquisto e ingaggio del rinforzo. Gli ingaggi da serie A che la Spal sopporta, elevatissimi per la B, complicano di molto la situazione.

Probabilmente la Spal aveva preparato un piano B col Toro dell’amico Vagnati, apparecchiando la cessione dei tre ragazzi prima, e decidendola solo quando si è capito che né Fares né Bonifazi sarebbero stati ‘depositati’ in tempo per disporre dei nuovi a Monza.

Deve essere stata una scelta sofferta, vista l’importanza degli investimenti nel settore giovanile da parte di questa dirigenza, privarsi di tre giocatori che si avviavano a seguire i vari Strefezza e Tunjov in prima squadra. Ed è stato alla fine il prezzo da pagare alla scelta di non ricapitalizzare e alla concatenazione di eventi che si sta tentando di spiegare. Alla fine, la Spal ha fatto centro a Monza facendo risultato e partita anche con 7 soli giocatori di campo in panchina, e utilizzando appena Brignola per un tempo e Sernicola per mezz’ora. Rimane solo il vulnus della perdita delle tre promesse, anche se il club si consola con la somma introitata, ritenuta molto soddisfacente.