Mostra Dante Forlì, il San Domenico può fare boom

Sfruttando i legami storici, nel 2021 la mostra sarà dedicata al Poeta. E Forlì entra nel ’giro’ dei visitatori attesi a Ravenna e Firenze

Una recita a tema dantesco organizzata in città qualche anno fa

Una recita a tema dantesco organizzata in città qualche anno fa

Forlì, 21 giugno 2020 - Dante a Forlì. Il legame tra il Sommo Poeta e la nostra città si rinnova nel momento giusto, l’anno prossimo: il 2021 sono previste in tutta Italia le celebrazioni per i 700 anni della morte dell’autore della Divina Commedia. E per l’occasione la grande mostra al San Domenico – nelle sue date ‘classiche’, salvo un ritorno della pan demia – sarà dedicata proprio a Dante.

L’indiscrezione è emersa venerdì, a margine della presentazione delle iniziative estive del Comune di Forlì: "Come sapete, ormai si è sparsa la voce, la mostra sarà in occasione del centenario di Dante...", ha detto l’assessore alla cultura Valerio Melandri indicando anche una data, il 1° settembre, in cui la Fondazione dovrebbe presentarla pubblicamente alla città. La Fondazione ieri non ha voluto dare conferme. Ma i riscontri positivi arrivano da numerose fonti, sia nel mondo della cultura cittadina che vicine al palazzo del Monte di Pietà. Difficile sapere ora qualcosa di più, anche se gli addetti ai lavori parlano di opere in arrivo dagli Uffizi di Firenze, la città natale del Poeta. A gennaio, presentando Ulisse, l’organizzatore delle mostre Gianfranco Brunelli aveva aperto all’ipotesi di un’esposizione dedicata a un personaggio storico. La scelta non poteva essere più opportuna.

Non stiamo parlando solo di arte. Da anni Firenze, Ravenna e Verona – le tre città che hanno ospitato l’Alighieri in vari momenti della sua vita – sono in prima linea per organizzare le celebrazioni. Nessuno si azzarda, per ora, a fare stime sul flusso di visitatori e sull’indotto della ricorrenza: quel che è certo è che Dante si accinge a essere l’appuntamento culturale del prossimo anno, con numerose iniziative di alto livello concentrate in due province confinanti con la nostra, Firenze e Ravenna. Forlì, finora, era stata completamente scavalcata. Con la mostra, invece, sta per tornare in gioco. E si candida a intercettare non solo il grande pubblico che frequenta ormai abitualmente il museo ma anche chi, anche dall’estero, si muoverà verso Romagna e Toscana nel nome di Dante. E il San Domenico – dopo Michelangelo e Caravaggio nel 2018, e ora Ulisse – ospiterà un’altra esposizione di portata nazionale.

Forlì, del resto, ha tutti i titoli per essere cerchiata di rosso nella mappa della vita di Dante. Fuggito da Firenze, l’autore della Divina Commedia è arrivato in Romagna nel 1302 attraverso il passo del Muraglione, ha certamente visto la cascata dell’Acquacheta (la descrive nell’Inferno) e ha soggiornato a Forlì più volte fino al 1308 prima di arrivare a Ravenna, poi di nuovo nel 1310 e, forse, nel 1316. La tradizione, inoltre, lo lega a Portico.

"È probabile che Dante si sia fermato anche a San Benedetto in Alpe e Dovadola – spiega Gabriele Zelli, animatore culturale ed ex sindaco proprio di Dovadola –. L’attuale palazzo Albicini, in corso Garibaldi, è stato ristrutturato ma lì sorgeva la casa degli Ordelaffi che Dante ha sicuramente conosciuto: era stato al fianco di Scarpetta Ordelaffi. Così come conobbe altre importanti famiglie dell’epoca, come i Guidi e i Paulucci. E, forse, San Pellegrino Laziosi". Nella Divina Commedia Forlì è citata come "la terra che fé già la lunga prova e di Franceschi sanguinoso mucchio" (episodio storico del 1282). Cita anche Castrocaro e Brettinoro (Bertinoro), dove avrebbe frequentato la pieve di Polenta.

Insomma, i luoghi storici da mostrare ai visitatori sarebbero moltissimi: "Abbiamo mappato un cammino lungo la valle del Montone – riprende Zelli –, riconosciuto ora anche dal ministero. E in città, insieme a Marco Viroli e Sergio Spada, abbiamo ideato un itinerario nella Forlì medievale. Non ci sono notizie certe, ma vi pare possibile che Dante non sia mai entrato a San Mercuriale?". Su quelle orme, l’anno prossimo, potrebbero muoversi molti altri. Al museo e non solo.