Carlo Flamigni, la moglie "Ha speso la vita per la libertà delle donne"

La moglie, Marina Mengarelli: "Dodici anni fa era voluto tornare a Forlì. Il legame con la Romagna, pur da lontano, non si è mai interrotto"

Marina Mengarelli e Carlo Flamigni

Marina Mengarelli e Carlo Flamigni

Forlì, 6 luglio 2020 - A un certo punto, circa dodici anni fa, Carlo Flamigni - scomparso ieri - era voluto tornare a casa. Un buen retiro in campagna, nella sua San Varano, dopo una vita a Bologna tra corsie d’ospedale, aule universitarie e gli scranni del Consiglio comunale di cui è stato presidente. "Era felicissimo di questa scelta – ricorda sua moglie, Marina Mengarelli, sociologa e scrittrice –. Amava Forlì e San Varano. Diceva che, tutte le volte che usciva di casa e percorreva due passi qui fuori, dai piedi gli spuntavano le radici".

Come stava suo marito? "Benissimo. Se l’è portato via in poco una malattia fulminante".

Continuava a lavorare? "Non ha mai smesso, neanche durante il lockdown. Quando non poteva ricevere di persona, non ha esitato a pubblicare il suo cellulare privato. Così ha potuto continuare ad ascoltare, consigliare, avere cura".

I social sono pieni di persone che rivelano di essere nate grazie a lui. "È una cosa grandissima, straordinaria. Questo era mio marito".

Stavate insieme da molto? "Quarant’anni. Lo conobbi nel ’78, a Bologna".

Lui, ginecologo e docente, teneva incontri nei supermercati per parlare alle donne di contraccezione. "La foto a cui fa riferimento l’ho scelta come copertina di un libro che ho pubblicato di recente, per raccontare la sua storia".

‘Diritti che camminano, uno sguardo sui diritti civili in Italia dal 1968 ad oggi attraverso gli occhi di Carlo Flamigni’. Perché lo ha scritto? "Carlo ha scritto tantissimo, ma non ha mai voluto parlare di sé. Io ho insistito per una vita, obiettavo alle sue resistenze spiegandogli che non si tratta di essere vanitosi: semplicemente la sua storia di uomo – non solo di medico e studioso – sarebbe potuta essere d’esempio per molti".

E che uomo era? "Univa alla perfezione l’etica medica, la conoscenza scientifica, una pulsione civile vibrante e una sensibilità straordinaria nei confronti delle donne".

Allora la battaglia politica, accesissima, si combatteva proprio sul corpo delle donne. "E lui era l’uomo e il medico giusto, nel momento giusto. Ha speso tutta la sua vita a lottare per mettere a disposizione delle donne la conoscenza che permettesse loro di poter fare scelte libere e consapevoli sulla maternità. Per questo era unico. Credo resti tra i pochi uomini ad avere la tessera dell’Udi, l’unione italiane".

Il punto è: come nasce Carlo Flamigni? Queste cose non si insegnavano certo nelle aule di Ginecologia, negli anni ’50... "Se Carlo è diventato ciò che è stato il merito, oltre che suo, è delle donne della sua famiglia, a partire da sua madre".

Le ha raccontato i suoi anni forlivesi? "Carlo aveva lasciato la sua città a 18 anni per frequentare l’università e non era più tornato a viverci. Ma di Forlì e della Romagna ha parlato per tutta la vita. Un legame fortissimo, che ha riallacciato con facilità quando ci siamo trasferiti qui, ricominciando subito a vivere la vita cittadina, il suo mondo culturale e quello dell’associazionismo".

Cosa le lascia? "Non mi lascia. Sarà con me per sempre".