Le imprese giovanili vanno in rosso: -3,7%

E’ il tasso di decrescita annua registrato dalla Camera di Commercio a Forlì-Cesena: l’emergenza sanitaria è solo una delle cause

In provincia 2.290 imprese giovanili attive

In provincia 2.290 imprese giovanili attive

Forlì-Cesena, 22 febbraio 2021 - Indietro tutta . Soffrono più che nel resto d’Italia le imprese giovanili romagnole: alla fine del 2020, la Camera di commercio della Romagna (che comprende le aree di Forlì-Cesena e Rimini) ha registrato infatti un tasso di decrescita annua pari a -3,7%. Un dato drammaticamente superiore a quello rilevato ai livelli regionale (-2,9%) e nazionale (-2,6%) per questo genere di attività. Tra le ragioni dell’alta mortalità c’è sicuramente l’emergenza sanitaria, che però non rappresenta la causa principale: sono almeno dieci anni, infatti, che le imprese giovanili perdono terreno, in tutti i settori economici. Quest’anno, naturalmente, il calo più netto ha riguardato quei settori - come commercio, manifatturiero, alloggio e ristorazione – che hanno risentito di più degli effetti della pandemia. Una timida crescita si è vista, al contrario, nell’agricoltura e nelle attività professionali, scientifiche e tecniche. Al 31 dicembre 2020 , l’aggregato Romagna (Forlì-Cesena e Rimini) comprende 4.732 imprese giovanili attive, che costituiscono il 6,7% del totale delle imprese attive (7,2% in Emilia-Romagna e 9,2% in Italia). In particolare, in provincia di Forlì-Cesena si contano 2.290 imprese giovanili attive, ovvero il 6,3% delle imprese complessivamente attive. I principali settori di attività nella zona sono: commercio (29,2% delle imprese giovanili), costruzioni (14,8%), alloggio e ristorazione (11,6%), agricoltura (9,8%), servizi alla persona (7,3%), manifatturiero (6,4%) e attività professionali, scientifiche e tecniche (4,7%). Rispetto al 31 dicembre 2019, le imprese giovanili sono diminuite in quasi tutti i settori: si salvano solo l’agricoltura (con un debole +0,4%) e le attività professionali, scientifiche e tecniche (con un più robusto 5,9%). Prova a spiegarsi le motivazioni profonde della crisi il presidente della Camera di commercio Romagna, Alberto Zambianchi: "Nell’ultimo decennio, il calo delle nascite e la disoccupazione hanno ridotto di ben due punti percentuali il contributo dei giovani al Pil italiano. È un grave problema, perché il loro inserimento nel mondo del lavoro e, in particolare, nel tessuto imprenditoriale romagnolo, costituisce una risorsa imprescindibile. La priorità, dunque, è realizzare qui un ecosistema territoriale innovativo, in cui il ruolo dei giovani sia importante e lo sviluppo di competenze distintive e specializzazioni fortemente valorizzato". Si guarda con fiducia ai fondi del Next generation Eu: "un’occasione storica – secondo Zambianchi – soprattutto nella misura in cui il territorio sarà in grado di attrarre investimenti e aprire nuove opportunità proprio per le generazioni più giovani. Opportunità che troppo spesso sono ricercate all’estero, provocando un danno di tipo demografico, sociale ed economico all’intero Paese". In un contesto di analisi territoriale, il rapporto di Confcommercio evidenzia infine come più della metà delle imprese giovanili provinciali si trovi nei comuni di Forlì (28,6%) e Cesena (22,4%), ossia nei cosiddetti ‘grandi centri urbani’. Sollevando lo sguardo sull’intera provincia, invece, si nota come il 54% delle imprese giovanili attive sia concentrato nel comprensorio di Cesena e il 46% in quello di Forlì.