Predappio, anziani legati e maltrattati. Chiesto il processo per quattro

Chiusa l’inchiesta sulla struttura socio-assistenziale: quattro richieste di rinvio a giudizio

Il San Camillo di Predappio: il caso è scoppiato il 28 settembre 2017

Il San Camillo di Predappio: il caso è scoppiato il 28 settembre 2017

Predappio (Forlì Cesena), 28 giugno 2018 - Sono quattro le persone che rischiano di andare a processo per il caso dell’Opera San Camillo, la struttura socio-assistenziale (VIDEO) in viale della Libertà, a Predappio, affacciatasi alla ribalta nazionale lo scorso 28 settembre. In base alle ricostruzioni degli agenti della Squadra Mobile diretta da Mario Paternoster e coordinati dal procuratore reggente Filippo Santangelo, il personale della struttura avrebbe legato pazienti anziani, con disabilità psico-fisiche, a letti, carrozzine, termosifoni e tavoli. Pratiche che gli investigatori hanno documentato con una serie di immagini riprese da telecamere installate all’Opera San Camillo (la vicenda venne innescata dalla denuncia dell’ex psicologa della struttura). Secondo la legge, i metodi di contenimento degli ospiti vanno applicati solo in casi di estrema necessità e con una specifica diagnosi sanitaria. Dopo la chiusura delle indagini il procuratore ha chiesto il rinvio a giudizio per quattro persone (l’udienza è in calendario il 22 novembre di quest’anno). Gli imputati sono padre Riccardo Ratti (originario di Oggiono, in provincia di Lecco), 62enne direttore – poi rimosso – della struttura, Elisa Perugini, 40enne, assistente sanitario e braccio destro di Ratti, l’infermiera Daniela Casadei, di 39 anni e il medico Giuseppe Capelli, 63enne medico di famiglia (tutti e tre sono predappiesi).

Maltrattamenti agli anziani, un frame dal video della polizia
Maltrattamenti agli anziani, un frame dal video della polizia

«Sono legato, eh sì! Come un animale», è una delle frasi choc che fu possibile ascoltare nei video diffusi dalla forze dell’ordine lo scorso anno. Un’operatrice ha poi riportato il racconto di uomo «che ha il desiderio di andare fuori», perché «se questa è la vita che mi aspetta da qui in avanti, cioè una non vita, lui va verso la morte». Un ruolo primario nella vicenda l’avrebbe avuto l’allora direttore Ratti, frate appartenente all’ordine dei Chierici e da tempo ordinato sacerdote. Oggi, così si legge nel sito dell’Opera San Camillo, la struttura accoglie 40 malati psichiatrici che assiste, cura e riabilita; è divenuta una struttura psichiatrica residenziale a trattamento socio-assistenziale ed anche socio-riabilitativo. L’Opera San Camillo è un’istituzione privata accreditata con la Regione Emilia Romagna.