Massimiliano Boccio arrestato, dagli annunci di gloria all’abisso. In sei mesi

Max acquisisce la Fulgor Libertas nell’estate del 2014. Dopo i sogni di Eurolega, l’esclusione dalla A2

Massimiliano Boccio in tribunale per depositare gli atti (foto Frasca)

Massimiliano Boccio in tribunale per depositare gli atti (foto Frasca)

Forlì, 13 agosto 2019 - Bancarotta fraudolenta, truffa aggravata, aumento fittizio di capitale, false comunicazioni sociali e falsa perizia. Il carnet giudiziario di Massimiliano Boccio, per gli amici Max – e ne aveva tanti, di amici, quando, da star del basket bolognese, bighellonava su svariate supercars tra la città delle due torri e la riviera romagnola – è fitto fitto. E assai pericoloso. Max rischia grosso. Rischia cioè che i giudici, nei vari gradi di giudizio, lo sovraccarichino d’una condanna da brividi. Che, qualora diventasse definitiva, potrebbe anche segnare il suo ingresso in carcere.

Luglio 2014. Forlì – ipnotizzata dall’estate che ha appena varcato la soglia del proprio apogeo – si ridesta con fremiti d’estasi quando la squadra dello sport più amato in città (la Fulgor Libertas basket, ovvio) viene acquisita da un bolognese virtussino fino al midollo che vuol far l’americano: «Forlivesi, vi porterò in Europa. Giocheremo in coppa dei campioni».

Al fianco di Max, s’issa puntigliosa la figura d’una donna misterica. La moglie. Mirela Mihela Chirisi, coetanea di Max, nascita romena, italiana d’acquisizione. Mirela sarà la presidentessa della Fulgor Libertas. Ufficialmente, solo perché Max, fallito a Bologna con la sua società Cafè Maxim, non può più assumere incarichi societari. In realtà Mirela non si muove affatto con l’aura della mera prestanome, ma di chi il proprio nome lo fa pesare, eccome. È l’ombra di Max. O forse il contrario. Sono sempre insieme; anche quando, sull’onda oceanica dell’entusiasmo viralizzante, il palazzetto di via Punta di Ferro è tracimante e brama la fama degli anni Ottanta-Novanta.

Gennaio 2015. Lo spettro che peregrina lugubre in città da almeno un mese, si materializza. Libertas esclusa dal campionato di A2. Non ci sono soldi. Solo debiti. Tanti. Milioni. L’abisso è ancora una volta ultima tappa della gloria.

Il 15 aprile 2015 il giudice decreta il fallimento della società. Scatta l’inchiesta della procura; i detective delle fiamme gialle sequestrano tutti i libri contabili. In ottobre anche i tifosi fanno denuncia: accusano Boccio d’essersi intascato i soldi – 137mila euro – degli abbonamenti. Boccio è in trappola. Mirela pure. Spuntano altri indagati. Poi gli imputati diventano quattro. Ma uno verrà giudicato a Treviso. E un altro – forse – a Roma. A Forlì restano Boccio e consorte. Il processo doveva iniziare lo scorso febbraio. Ma niente. Tutto rinviato per un cambio di giudici. Si farà il 25 settembre (che giornata per Max: prima in aula ad Ancona, poi a Forlì).

ma. bur.