Predappio, il sindaco Canali insiste. "No al viaggio ad Auschwitz"

Il primo cittadino: "Niente soldi a chi vede la storia solo da una parte. Sono coerente, critiche strumentali"

Il sindaco di Predappio, Roberto Canali (Foto Frasca)

Il sindaco di Predappio, Roberto Canali (Foto Frasca)

Predappio (Forlì-Cesena), 9 novembre 2019 - Roberto Canali, sindaco di Predappio, eletto la scorsa primavera con il centrodestra. È davvero convinto di non aiutare economicamente il viaggio della memoria verso Auschwitz? «Questa storia è facilissima da strumentalizzare. Hanno detto persino che sono negazionista: falso. Non sarebbe stato complicato versare 370 euro. Ma io sono coerente». Cioè non darà alcun contributo. «Me l’hanno chiesto, ho detto di no. Questa associazione, Deina, va solamente ad Auschwitz».

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Deina ha replicato che va anche a Budapest, Praga, Berlino, luoghi legati al regime comunista. «A noi hanno chiesto soldi soltanto per Auschwitz».

Lei ha detto che il treno dovrebbe fermare anche a Berlino, presso le foibe o i gulag. Ma il treno fa il percorso dei deportati, non può essere diverso. «Quella delle fermate era una metafora. Volevo dire che non ci sono morti di serie A e di serie B».

Però lei ha precisato che è auspicabile che più gente possibile visiti Auschwitz. Non c’è contraddizione nelle sue parole? «No, lo confermo. Ma noi non diamo soldi a chi ha una visione solo parziale della storia».

Lei è mai stato ad Auschwitz? «Purtroppo no, ma non avrei problemi ad andare. E sono certo che il cuore mi si stringerebbe, come capita a tutti i visitatori, pensando alla morte e alle sofferenze subite da chi c’è stato».

In questi giorni ci sono state le polemiche su Liliana Segre, reduce di Auschwitz e senatrice a vita, messa sotto scorta per le minacce ricevute. «Ma la nostra decisione è precedente e non ha nulla a che fare con questa vicenda».

Lei è il sindaco di Predappio, il paese di Benito Mussolini: molti sostengono che la sua risposta su Auschwitz sia una ferita alla memoria. Non crede che i simboli contino? «Non ho fatto un calcolo di opportunità, ho ragionato come le ho detto. Io penso che Predappio sia un comune come tanti altri. Non per questo si depotenzia la memoria. Del resto il 99% dei comuni italiani non è partner di questo progetto».

La stanno attaccando da tutta Italia. Questa storia dà cattiva pubblicità al paese? Non le dispiace? «Se c’è una cattiva pubblicità, è strumentale come le critiche».

Lei ha detto di non essere negazionista. «Assolutamente no. È terribile ciò che è accaduto in quel campo di concentramento e ho il massimo rispetto per i reduci. Come ho detto, per me i morti sono tutti di serie A».

Per evitare altre polemiche, per chiarirsi come afferma di voler fare, sarebbe pronto a un gesto distensivo? Magari insieme alla comunità ebraica. «Qualche settimana fa a Predappio abbiamo organizzato un convegno sull’antisemitismo. Io c’ero e ho incontrato il rabbino capo della comunità ebraica di Ferrara e della Romagna».

I ragazzi predappiesi che devono partire sono due. Troppo pochi o avreste deciso lo stesso anche se fossero stati di più? «Non è sul numero che abbiamo fatto la nostra valutazione».