Zattini sindaco di Forlì. "Venivo deriso come Guazzaloca"

Il neo primo cittadino: "Il Pd non ascoltava più"

Zattini sindaco di Forlì, la festa dopo il ballottaggio (Foto Frasca)

Zattini sindaco di Forlì, la festa dopo il ballottaggio (Foto Frasca)

Forlì, 11 giugno 2019 - Gian Luca Zattini, lei era stato il primo sindaco di centrodestra nella storia di Meldola, nel 2009.

«E la mia soddisfazione più grande è stata prendere voti anche da sinistra, cinque anni più tardi».

Ha rifatto l’impresa più in grande, a Forlì: non un paese di circa 10mila abitanti ma il capoluogo. Anche stavolta l’ha votata qualcuno del Pd?

«Io credo di sì».

Come se lo spiega? Nella vicina Cesena i democratici hanno mantenuto il potere...

«È esploso un sistema, non avevano più il bandolo della matassa. Per cinque mesi sono stato tra la gente e mi dicevano tutti la stessa cosa».

Cioè? Che negli ultimi cinque anni il centrosinistra ha governato male?

«Beh, questo l’hanno ammesso anche loro, non ricandidando il sindaco uscente Davide Drei e parlando più volte apertamente di cambiamento. Ma non è solo questione di un singolo».

Cos’è, allora?

«La gente mi diceva: non c’è più ascolto, sono chiusi nel palazzo, non dialogano più con i quartieri... Il mondo economico ha trovato un muro, dalle imprese ai piccoli commercianti. Ecco, hanno perso il contatto con le persone».

Quando ha capito che poteva farcela?

«Fin da subito. Baristi, negozianti, imprenditori: erano loro che volevano farsi fotografare con me. Persino i barbieri. Dall’altra parte mi prendevano in giro, e mi è venuto in mente Giorgio Guazzaloca».

Si sente il Guazzaloca di Forlì?

«La sinistra a Bologna diceva: è solo un macellaio. Ma la città si è liberata da un condizionamento».

Resta una città dove da 49 anni governavano Pci, Pds, Ds, Pd. Non teme che sarà difficile per lei e per la sua coalizione?

«Ho la consapevolezza che i problemi sono tanti. Ma resto convinto che faremo bene».

I dipendenti che da oggi lavorano per lei non hanno mai visto un sindaco di centrodestra. Quali saranno gli effetti?

«Da oggi voglio girare tutti gli uffici, presentarmi, i dipendenti devono essere il mio primo partner. La macchina comunale va rimessa in moto, l’entusiasmo rilanciato... ho la sensazione che ultimamente andasse a tre cilindri».

Lei non ha in tasca una tessera di partito.

«Ho avuto quella della Democrazia Cristiana, tanti anni fa. Non intendo prenderne un’altra».

Lei è un cattolico e talvolta ci sono state tensioni tra Vaticano e Lega, che è il suo ‘azionista di maggioranza’ e ha portato due volte Matteo Salvini in campagna elettorale.

«La Lega conosce la mia storia, ho anche un fratello prete. Ma nessuno mi ha mai messo in difficoltà. E ho una lista civica che ha superato il 10% ed esprime il mondo moderato».

Tra pochi mesi la grande partita saranno le regionali e la Lega non fa mistero di volerle vincere. Come vede la sfida?

«Credo che l’alternanza sia il sale della democrazia, come è stato a Forlì. E poi vorrei sottolineare che non sempre la Romagna ha avuto le stesse attenzioni».

È vero che, a Meldola, commemorando un partigiano ha indossato un fazzoletto dell’Anpi?

«Me l’hanno dato e l’ho messo senza nessun problema. Da sindaco devi essere attento alle sensibilità di tutti».