La serie A cambia, Forlì prova a farci rotta

Importante centrare quest’anno il grande salto in vista della riforma: il progetto del ‘campionato a licenze’ è pronto al varo

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di Simone Casadei

La serie A2 si prepara a entrare nel vivo della stagione con la disputa della seconda fase, dove Forlì nel girone Bianco si giocherà i piazzamenti migliori per partire poi tra le grandi favorite dei playoff, con vista sulla serie A. Se infatti vincere la stagione regolare è traguardo platonico, poi saranno in palio le due promozioni nella massima serie: una A che si appresta a compiere un cambiamento a dir poco rivoluzionario nelle prossime settimane.

La scorsa, in Assemblea di Lega, è infatti entrata nel vivo la discussione che condurrà la pallacanestro italiana verso un nuovo orizzonte. Vale a dire un sistema di licenze che, nelle intenzioni del presidente Umberto Gandini e dei club (tutti, a quanto pare, favorevoli alla soluzione), andrà a rendere più solida, sostenibile e ‘appetibile’ la nostra serie A. Attenzione: l’obiettivo di fondo non è di creare una lega semi-chiusa, con franchigie in stile Nba destinate a mantenere il proprio ‘status’ ad oltranza a prescindere dai verdetti del campo. Bensì, come affermato dallo stesso Gandini, quello di garantire una sorta di ‘patente di professionismo’ alle società – già presenti in categoria o neopromosse che siano –, in grado di garantire determinati standard e un certo livello di solidità.

Tutti i dettagli operativi del progetto della serie A 202122 verranno presentati soltanto a bocce ferme, al termine del campionato. Ma appare evidente come il ‘piano’ sia già stato ampiamente discusso e, con tutti i correttivi e gli aggiustamenti del caso, sia pronto al lancio ufficiale. Nello specifico, il ‘Manuale per la concessione delle licenze nazionali professionisti’ – la cui analisi congiunta tra club e vertici di Lba è cominciata in occasione dell’ultima Assemblea – dovrebbe andare a fissare determinati criteri di ammissione al progetto licenze. Che andranno così a correre su binari paralleli rispetto all’ottenimento del titolo sportivo vero e proprio di partecipazione alla serie A.

Le società dovranno innanzitutto ‘lavorare’ al proprio interno, ristrutturando la loro organizzazione con figure professionali, e distinte tra loro, a livello dirigenziale. Inoltre, dovranno garantire determinati investimenti per lo sviluppo del movimento cestistico, con particolare riferimento alle squadre giovanili. Non per ultimo, prestare la massima attenzione a un tasto storicamente dolente: i bilanci.

I club che avranno ambizioni di massima serie, al netto di tutti gli indici di solvibilità in ambito Comtec, potrebbero infatti dover garantire una certa soglia minima di fatturato. Al quale si lega a doppio filo il deposito ‘ex ante’, in sede di iscrizione, di un quantitativo minimo di contratti di sponsorizzazione che dovranno sostenere (in larga parte) le finanze dei club.

Come si collocano queste ‘innovazioni’ nel quadro attuale della serie A italiana? Prima di tutto andrà chiarita la questione dell’unica retrocessione in A2. Con ogni probabilità, la squadra classificata all’ultimo posto potrà mantenere la categoria, in deroga a quanto stabilito a inizio anno. A quel punto, sommando alle attuali 15 partecipanti le due promosse dalla seconda serie, si arriverebbe a quota 17 partecipanti. L’intenzione sarebbe però di ristabilire il numero pari già dal prossimo anno. In tal caso si procederà a un immediato ripescaggio ‘extra’ dalla A2, con la probabile ‘riesumazione’ del ranking stilato poco meno di un anno fa che aveva coinvolto – seppur non nelle primissime posizioni – anche Forlì.