Cristina Betti morta. "Ha affrontato la Sla con fede e coraggio"

Madre di tre figli, si è spenta mercoledì. Combatteva dal 2013

Cristina Betti è morta di sla

Cristina Betti è morta di sla

Forlì, 18 luglio 2019 - Roncadello piange Cristina Betti, morta ieri mattina a 45 anni. Alla giovane donna, malata di Sla (sclerosi laterale amiotrofica), diagnosticata nel 2013, non erano mai mancati la solidarietà e l’affetto della comunità che è sempre stata vicina a lei e alla sua famiglia, il marito Cristian, i figli Alan, Michelle e Alex. Gli abitanti della frazione si sono ritrovati ieri sera in chiesa per il rosario e la messa di suffragio. Don Nino Nicotra, il parroco di Roncadello, ha conosciuto Cristina cinque anni fa, quando è arrivato alla guida della comunità. «Ho visto – racconta – il decorso progressivo della malattia che l’ha portata nell’ultimo anno e mezzo alla totale immobilità. Mi ha sempre stupito la sua fede granitica e ammirevole: amava la vita e voleva vivere, chiedeva al Signore la guarigione ma nello stesso tempo viveva la malattia con grande spirito di offerta e fiducia».

Don Nicotra ha incontrato l’ultima volta Cristina una decina di giorni fa per portarle la comunione, come faceva ogni settimana, alternandosi con il collaboratore, don Massimo Di Girolamo. «Amava la Chiesa – continua il parroco – ed era molto grata di aver ricevuto più volte la visita dei vescovi, prima di mons. Lino Pizzi e poi di mons. Livio Corazza. Aveva anche un grande senso della comunità: quando andavo a trovarla, prima ancora che potessi chiederle come stava, era lei che domandava della vita della parrocchia, dove era stata anche catechista, delle novità di Roncadello e della Casa della Speranza di Malmissole per i detenuti a fine pena. Quando poi si accorgeva che facevamo delle chiacchiere inutili ci fermava, ci invitava a far silenzio e a pregare». A Roncadello erano state anche promosse iniziative di autofinanziamento per assicurare a Cristina un puntatore ottico, lo speciale computer che consente di comporre parole e frasi solo tramite gli occhi e per il quale aveva offerto un significativo contributo anche il club ‘L’inguaribile voglia di vivere’. L’associazione si stringe attorno alla famiglia di Cristina, e i responsabili ricordano: «L’abbiamo aiutata in questi anni: la sua vita, la sua accettazione della malattia sono un esempio che segna anche il cammino dell’associazione».

Anche Giuseppe Brescia, presidente della sezione provinciale di Aisla, l’onlus nata nel 1983 che si occupa di tutela, assistenza e cura dei malati di Sla aveva conosciuto Cristina di cui conserva «un bellissimo ricordo. L’ultima volta – racconta – l’ho incontrata due mesi fa, ma avevo continuamente notizie di lei attraverso la psicologa che ogni 15 giorni andava a visitarla». Il presidente dell’Aisla ricorda anche che «Cristina è una delle cinque-sei persone ammalate per le quali come Aisla avevamo attivato un servizio di supporto psicologico». Il presidente dell’associazione, sottolinea ancora: «Ricordo bene anche la prima volta che sono entrato in casa sua: stavano recitando il rosario e prima di parlare con lei ho partecipato anch’io alla preghiera. Ho capito che la fede in quella casa era davvero viva ed è ciò che ha permesso di andare avanti. Un’altra cosa che mi ha sempre colpito di Cristina è che, pur ammalata, dal letto continuava a seguire la famiglia e sapeva quello che accadeva a tutti».

La sla è una malattia neurodegenerativa che porta alla progressiva immobilità e Cristina, come ricordano alcuni suoi amici, «l’ha affrontata con coraggio e grande fede». In un articolo sul Carlino di Forlì del gennaio 2016, Cristina stessa affermava: «Sono fortunata, prego tanto e stando a letto pecco poco. Sono costretta ad essere abbracciata». L’ultimo saluto si terrà sabato alle 14,45 nella parrocchia di Roncadello.