Imprese, ecco quanto costa il virus

Confindustria Romagna ha sentito i suoi associati, indagine simili per il settore moda di Confcommercio

Quanto è costato il lockdown alle aziende e quanto costa adeguarsi per convivere con il coronavirus nelle fabbriche e negli uffici? Il Centro Studi di Confindustria Romagna ha intervistato 200 imprese associate per capire come affrontano la fase 2. Il 49% dice di aver subito effetti ’severi’ nel corso dell’emergenza. Il centro studi ha chiesto di provare a stimare la variazione di fatturato nei primi 4 mesi del 2020 rispetto al 2019 (stesso periodo): il valore medio della perdita è stato per le piccole aziende pari a 15,8 milioni, per le medie 21,5 e per le grandi 186.

L’incremento dei costi e degli investimenti dovuti all’adeguamento degli spazi e ai dispositivi necessari è legato alla dimensione aziendale: per le grandi l’investimento è 252mila euro circa, per le medie 26mila e per le piccole è 13mila; il costo mensile per le grandi aziende è pari a 33mila euro circa, per le medie 9mila, per le piccole 2mila. Tra le misure opzionali maggiormente adottate con la riapertura, vi sono l’aumento dei turni di pulizia dei luoghi di lavoro, la riduzione della presenza fisica dei lavoratori in azienda, la variazione degli orari e la modifica degli spazi fisici con barriere divisorie. L’indagine indica che la preoccupazione principale è una riduzione della liquidità.

Anche Federazione Moda Italia Forlì, in collaborazione con Confcommercio, ha distribuito un questionario per capire quale è stato l’andamento della prima settimana di riapertura dei negozi. Hanno risposto 26 operatori rappresentativi al 63% del settore abbigliamento, intimo, sport, al 18% calzature e accessori, al 19% altri beni persona. C’è tanta voglia di ripartire: circa il 90% ha riaperto la propria attività il 18 maggio.

Le persone entrate in negozio sono risultate molte meno rispetto a un anno fa, discreta la propensione all’acquisto. La vera nota dolente sono gli incassi: il 70% ha dichiarato una diminuzione superiore al 20%, e fra questi il 45% una diminuzione superiore al 40. Rispetto ai protocolli sanitari, non sono state rilevate particolari problematiche: più del 40% non ha avuto alcuna difficoltà, meno del 20% la clientela ‘indisciplinata’. Solo il 4% ha avuto problemi nel gestire la fila fuori dal negozio. Circa il 50% degli intervistati ha riaperto proponendo sconti, generalmente fra il 20 e il 30%.