Forlì, 28 giugno 2022 - I vigili del fuoco di Forlì sono stati chiamati per tagliare arbusti, cespugli, rami ed erbacce, allargandosi in varie direzioni dal punto in cui è stato trovato il cadavere di Franco Severi. Perché ancora la testa non si trova. E con essa, alcune delle chiavi del giallo di Ca’ Seggio. La svolta: indagato il fratello - Cadavere senza testa a Forlì, la sorella di Franco Severi: "Una morte annunciata" Sono numerosi i motivi per i quali gli inquirenti vogliono recuperarla. Non solo, ovviamente, per un gesto di pietà che le istituzioni – a differenza dell’assassino – provano per quel corpo straziato. Alcune prime risposte le ha senz’altro fornite l’autopsia, effettuata venerdì dal medico legale Donatella Fedeli. Ma gli esiti del suo lavoro sono top secret: entriamo in una fase delicatissima delle indagini, dove gli inquirenti tengono il massimo riserbo. Ma altre informazioni sul delitto possono arrivare proprio dalla testa, come se fosse una sorta di ‘scatola nera’ di ciò che è accaduto a Franco Severi, 53enne agricoltore di Civitella, negli ultimi istanti della sua vita. Indagato Daniele, fratello di Franco Severi. I nodi irrisolti Corpo senza testa a Forlì, la criminologa: "Franco conosceva bene il suo assassino" La prima risposta (riservata agli inquirenti) l’ha già fornita l’autopsia: secondo gli esperti, è facile distinguere un taglio effettuato quando la persona è ancora in vita rispetto all’intervento su un cadavere. Ma – ammettiamo che sia corretta la seconda ipotesi – com’è morto Franco? Quali traumi ha riportato il cranio? Era stato colpito in precedenza? Ci sono fratture o tumefazioni al volto? E inoltre: l’assassino si trovava davanti o alle sue spalle? Sono dettagli che possono completare quanto già emerge dall’autopsia, definendo meglio la scena del crimine. Ucciso e decapitato a Forlì, la nipote: "Quell’ultima cena insieme sfumata" Sembra di poter escludere un aspetto: che siano stati alcuni animali a portare via la testa, per loro poco commestibile. Resta l’ipotesi che sia rotolata lontana dal corpo, ammesso che sia stata a sua volta gettata nel dirupo. Ma le ricerche continuano senza – per ora – risultati. Possibile che l’assassino l’abbia buttata altrove? È una mossa incosueta, quella della decapitazione. Che suscita orrore e sgomento. Ma anche le riflessioni su una modalità di uccisione così efferata e anomala. Primo – ragiona chi conosce bene l’anatomia umana – perché non è facile da eseguire. Servono grande forza fisica e strumenti adatti, armi molto affilate e pesanti. Secondo, perché lascia abbondanti tracce di sangue. Potrebbe esserne rimasto, anche nell’ipotesi che l’assassino abbia pulito, dentro una casa o un capanno sui monti, dentro un’auto o qualunque altro mezzo utilizzato per trasportare il corpo. O perfino sui vestiti dell’assassino. Da entrambi questi punti ne consegue un terzo. Se la decapitazione è così difficile da eseguire e perfino rischiosa, perché fa aumentare gli eventuali indizi a favore degli investigatori, chi l’ha praticata doveva essere spinto da uno stato d’animo duro e deciso. Il che presupporrebbe un rapporto stretto, sfociato poi in pulsione omicida, con la vittima. Una persona che si conosceva bene, con cui si era condiviso qualcosa di importante. La testa potrebbe suggerire questo scenario pur mancando. Anzi, proprio perché non c’è.