Caro Luigi, questo aspetto è stato sottolineato dal cesenate Gabriele Borghetti, ex consigliere della Provincia di Forlì-Cesena: "C’ero, sono passato di lì, Sapro ha fallito, ci sta che fossi indagato, anche se non ho commesso reati. Intollerabili sono i tempi. Io non ho mai visto in faccia un magistrato, sono stato interrogato da un agente della Finanza con delle domande scritte. Più di dieci anni per una vertenza documentale? Si tratta di modalità disumane". Di solito, specie i politici, si contesta il fatto stesso di essere stati indagati: in questo caso invece Borghetti ritiene pienamente legittimo lo scrupolo dei pm. Ciò che non lo è, sono i tempi. Che difficilmente sono colpa di un singolo magistrato, ma di un sistema più ampio. E che come tale necessita di una riforma vera. Una postilla. Come ha detto Luigi Barilari, uno degli ex imputati, lui e gli altri rappresentanti di Sapro, nominati dalle varie associazioni economiche, avevano un mandato politico chiaro e banche che allargavano i cordoni della borsa concedendo credito: cos’altro avrebbero potuto fare? Ha ragione. Ciò che probabilmente non compete alla giustizia è un’altra considerazione: il meccanismo si era inceppato – certo, per cause esterne, come la crisi immobiliare del 2008 – e gli alti livelli della politica locale avrebbero dovuto correggerlo. Non averlo saputo fare è stato un grave errore.