di Luca Bertaccini Riccardo Prati, Valerio Fregnani e Riccardo Cattalini hanno portato a termine, con successo, il loro giro d’Italia in sella al Ciao. Partiti il 1° luglio da Predoi (Bolzano), i tre forlivesi – età media 55 anni – sono arrivati a Portopalo di Capo Passero (Siracusa) il 22 luglio.  Prati, come va la schiena? È andato dal fisioterapista? "Ma no (ride)! Tutto bene".  Scherzi a parte, che bilancio fa di quest’esperienza?  "Ottimo. Siamo andati d’accordo tra noi, i Ciao – che avevamo acquistato qualche mese prima di partire – sono stati perfetti. L’accoglienza in giro per l’Italia è stata stupenda".  Nessun guasto meccanico?  "Poca roba. Una foratura vicino al lago di Garda e un piccolo problema alla frizione in Basilicata, risolto dopo aver trovato un concessionario. Diciamo che qualche problema c’è stato in salita, visto che non avevamo né il dispositivo per superare le pendenze più ostiche, né avevamo fatto modifiche ai Ciao".  Come le avete superate?  "I miei compagni d’avventura, che sono ciclisti, hanno pedalato. Io sono andato avanti a imprecazioni, attaccandomi in qualche caso alle macchine per farcela".  Diceva dell’accoglienza...  "Nel Nord Italia c’è stata un’ottima accoglienza da parte di persone che già conoscevamo, come i motociclisti del Raid for Aid di Piacenza e del Vespa club al Lago di Garda. Da Roma in giù ci hanno accolto a braccia aperte persone che, saputa della nostra iniziativa, avevo contattato grazie a Facebook. Ci hanno ospitato in hotel, scortato al nostro arrivo, offerto da bere e colazioni, organizzato incontri con la stampa locale. Abbiamo conosciuto (ride) tutti i vicesindaci d’Italia".  E avrete anche mangiato come meglio non si può. "Dalla tiella di Gaeta, una sorta di torta salata col polpo, alla pizza napoletana fino alla granita siciliana. Mica è un mistero: in Italia si mangia da Dio".  Il vostro tour aveva come obiettivo quello di far conoscere due realtà romagnole quali CavaRei, cooperativa sociale di Forlì, e la Fondazione Isal di Rimini, che si occupa di terapia del dolore.  "Sì, lo abbiamo fatto, incontrando i media locali, con articoli e interviste video".  Dal punto di vista del paesaggio, quali posti le sono rimasti nel cuore?  "Detto che il viaggio non era stato organizzato per motivi turistici, un luogo da vedere è Sperlonga, un borgo incredibile in provincia di Latina, così come tutta la Calabria, regione di una bellezza unica con una natura incontaminata. Abbiamo attraversato zone poco battute anche perché coi Ciao non si può andare in autostrade, superstrade né ciclabili. Così siamo stati costretti ad allungare i tempi. Da Brescia a Milano, per dirne una, sono 80 km e ci abbiamo messo 8 ore".  Qualche dato: quanti chilometri al giorno avete percorso?  "Centocinquanta, con tappe di 6-8 ore. Nonostante sull’asfalto ci fossero 45-48 gradi".  Pericoli?  "I camion sulla via Emilia, da Piacenza a Forlì".  Ripeterete quest’esperienza un po’ folle?  "Per ora è solo un’idea, ma abbiamo parlato di organizzare la traversata da New York a Los Angeles, sempre coi Ciao. Oppure percorrere i 5mila km della Route 66, da Chicago a Los Angeles".  Dove sono ora i Ciao?  "A casa di un ragazzo calabrese, che ci ha ospitato nel suo residence con piscina. Torneranno a casa, con corriere, tra qualche giorno".

Cronaca

di Luca Bertaccini
Riccardo Prati, Valerio Fregnani e Riccardo Cattalini hanno portato a termine, con successo, il loro giro d’Italia in sella al Ciao. Partiti il 1° luglio da Predoi (Bolzano), i tre forlivesi – età media 55 anni – sono arrivati a Portopalo di Capo Passero (Siracusa) il 22 luglio. 
Prati, come va la schiena? È andato dal fisioterapista?
"Ma no (ride)! Tutto bene". 
Scherzi a parte, che bilancio fa di quest’esperienza? 
"Ottimo. Siamo andati d’accordo tra noi, i Ciao – che avevamo acquistato qualche mese prima di partire – sono stati perfetti. L’accoglienza in giro per l’Italia è stata stupenda". 
Nessun guasto meccanico? 
"Poca roba. Una foratura vicino al lago di Garda e un piccolo problema alla frizione in Basilicata, risolto dopo aver trovato un concessionario. Diciamo che qualche problema c’è stato in salita, visto che non avevamo né il dispositivo per superare le pendenze più ostiche, né avevamo fatto modifiche ai Ciao". 
Come le avete superate? 
"I miei compagni d’avventura, che sono ciclisti, hanno pedalato. Io sono andato avanti a imprecazioni, attaccandomi in qualche caso alle macchine per farcela". 
Diceva dell’accoglienza... 
"Nel Nord Italia c’è stata un’ottima accoglienza da parte di persone che già conoscevamo, come i motociclisti del Raid for Aid di Piacenza e del Vespa club al Lago di Garda. Da Roma in giù ci hanno accolto a braccia aperte persone che, saputa della nostra iniziativa, avevo contattato grazie a Facebook. Ci hanno ospitato in hotel, scortato al nostro arrivo, offerto da bere e colazioni, organizzato incontri con la stampa locale. Abbiamo conosciuto (ride) tutti i vicesindaci d’Italia". 
E avrete anche mangiato come meglio non si può.
"Dalla tiella di Gaeta, una sorta di torta salata col polpo, alla pizza napoletana fino alla granita siciliana. Mica è un mistero: in Italia si mangia da Dio". 
Il vostro tour aveva come obiettivo quello di far conoscere due realtà romagnole quali CavaRei, cooperativa sociale di Forlì, e la Fondazione Isal di Rimini, che si occupa di terapia del dolore. 
"Sì, lo abbiamo fatto, incontrando i media locali, con articoli e interviste video". 
Dal punto di vista del paesaggio, quali posti le sono rimasti nel cuore? 
"Detto che il viaggio non era stato organizzato per motivi turistici, un luogo da vedere è Sperlonga, un borgo incredibile in provincia di Latina, così come tutta la Calabria, regione di una bellezza unica con una natura incontaminata. Abbiamo attraversato zone poco battute anche perché coi Ciao non si può andare in autostrade, superstrade né ciclabili. Così siamo stati costretti ad allungare i tempi. Da Brescia a Milano, per dirne una, sono 80 km e ci abbiamo messo 8 ore". 
Qualche dato: quanti chilometri al giorno avete percorso? 
"Centocinquanta, con tappe di 6-8 ore. Nonostante sull’asfalto ci fossero 45-48 gradi". 
Pericoli? 
"I camion sulla via Emilia, da Piacenza a Forlì". 
Ripeterete quest’esperienza un po’ folle? 
"Per ora è solo un’idea, ma abbiamo parlato di organizzare la traversata da New York a Los Angeles, sempre coi Ciao. Oppure percorrere i 5mila km della Route 66, da Chicago a Los Angeles". 
Dove sono ora i Ciao? 
"A casa di un ragazzo calabrese, che ci ha ospitato nel suo residence con piscina. Torneranno a casa, con corriere, tra qualche giorno".

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