di Sofia Nardi Un tema complesso e sfaccettato che richiede l’uso delle giuste parole, di uno sguardo aperto e la voglia di guardare oltre al reato per trovare l’essere umano: si parla di violenza contro le donne e di uomini che hanno scontato o stanno scontando la pena. Il pretesto per fare uscire l’argomento dalle mura del carcere è la realizzazione di un cortometraggio – girato da Corrado Ravaioli di Archimedia con il contributo della Fondazione Carisp – che raccoglie le testimonianze, crude e toccanti, di detenuti che, difficoltosamente, provano a tradurre in parole la loro storia in un groviglio di emozioni. Prima del video, che verrà utilizzato per sensibilizzare sul tema anche le scuole, c’è un lavoro lungo più di un ventennio rivolto ai detenuti della ‘sezione protetta’, coloro che, proprio per il fatto che si sono macchiati di reati sessuali, non possono condividere gli spazi con gli altri carcerati. "Per molti detenuti – spiega la direttrice Palma Mercurio – la violenza sessuale è moralmente peggiore dell’omicidio, perciò per chi l’ha commessa lo stigma è sia fuori che dentro la casa circondariale". Senza mai dimenticare il terribile reato che hanno commesso i detenuti della ‘sezione protetta’, né, soprattutto, le donne che ne sono state vittime, Mercurio ricorda il ruolo del carcere: "Noi non siamo qui per ‘mettere qualcuno dentro e buttare la chiave’, come istintivamente si augurano alcuni cittadini leggendo sui giornali dell’ennesimo caso di cronaca nera, ma per riabilitare le persone e scongiurare il rischio di recidive. Gli uomini maltrattanti hanno una psicologia molto complessa, il loro è un fenomeno trasversale che riguarda diverse classi sociali. Ad accomunarli, di solito, c’è il fatto che il maltrattante stesso è stato vittima di violenza. Da oltre vent’anni noi abbiamo un’attenzione particolare dal punto di vista psicologico per questa categoria di detenuti ...
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