di Quinto Cappelli  Un’antichissima tradizione, tramandata di generazione in generazione, vuole che i pellegrini che si recano a piedi in qualche santuario famoso per chiedere a Dio il dono della pioggia, portino con sé l’ombrello, "perché al ritorno la pioggia potrebbe già cadere". Anche ieri mattina, fra gli oltre cento pellegrini, giunti a Montepaolo da tutti i paesi della valle del Montone e da Forlì, ce n’erano alcuni che l’ombrello lo tenevano sotto braccio o nello zaino e perfino aperto al ritorno. Il pellegrinaggio, guidato da don Marino Tozzi, parroco di Terra del Sole e vicario foraneo del vicariato Acquacheta, don Giovanni Amati e don Rudy Viscarra, parroco e vice dell’Unità pastorale di Rocca San Casciano, è partito alle 8 dalla chiesa di Casole per raggiungere a piedi nell’ultimo km l’eremo e santuario di Montepaolo, dove è stata benedetta la campagna e poi alle 9 è stata celebrata la messa. Il tutto all’insegna della preghiera per chiedere a Dio la pioggia.  "Chiediamo a Dio l’acqua – ha spiegato all’omelia don Marino – per i campi, tutto il creato e noi stessi, elemento essenziale per la vita. Ma chiediamo anche il dono dell’acqua della fede e del senso della vita per le nostre anime". Molti esprimono la loro fede in modo semplice, come i coniugi Carlo Monti e Rita Chioccini, agricoltori di Rocca San Casciano: "Se non piove presto, la siccità – commenta Carlo – sta rovinando la vendemmia". E la moglie Rita: "Le verdure dell’orto si cuociono sulla pianta prima di portarle in cucina". Rosanna Scarpi, insieme ad alcune amiche, è arrivata da Rocca San Casciano, come Andrea Neri, impiegato, che racconta: "Nonostante i miei 52 anni, non avevo mai partecipato a un pellegrinaggio per chiedere il dono della pioggia. Mi sembra però una finalità giusta, perché l’acqua è necessaria per la campagna, per il creato e per noi uomini".  Anche per la 42enne Claudia Giovagnoli, infermiera di Coriano, che sta facendo un’esperienza vocazionale presso le suore clarisse di Montapaolo, è la prima volta che partecipa a un pellegrinaggio del genere: "Chiedendo insieme questo dono, ci rendiamo conto che abbiamo bisogno di Dio anche nelle cose più semplici, come l’acqua. In un’epoca in cui l’uomo si ritiene onnipotente e crede di poter creare tutto, questa siccità ci ricorda che non può creare la pioggia, un dono da chiedere a Dio". Aggiunge don Rudy: "Questa è anche una bella occasione per riscoprire le tradizioni popolari, che un tempo stavano alla base della fede". Per il maestro in pensione Giorgio Billi di Castrocaro, padre dell’attuale sindaco Francesco, "la salita fino a Montepaolo è un modo per riscoprire l’importanza e il rispetto di tutto ciò che ci sta attorno".  Conclude don Giovanni Amati: "Non dimentichiamo di chiedere il dono della pioggia a Dio, attraverso l’intercessione di Sant’Antonio di Padova, il santo dei miracoli più invocato nel mondo".

Cronaca

di Quinto Cappelli 
Un’antichissima tradizione, tramandata di generazione in generazione, vuole che i pellegrini che si recano a piedi in qualche santuario famoso per chiedere a Dio il dono della pioggia, portino con sé l’ombrello, "perché al ritorno la pioggia potrebbe già cadere". Anche ieri mattina, fra gli oltre cento pellegrini, giunti a Montepaolo da tutti i paesi della valle del Montone e da Forlì, ce n’erano alcuni che l’ombrello lo tenevano sotto braccio o nello zaino e perfino aperto al ritorno. Il pellegrinaggio, guidato da don Marino Tozzi, parroco di Terra del Sole e vicario foraneo del vicariato Acquacheta, don Giovanni Amati e don Rudy Viscarra, parroco e vice dell’Unità pastorale di Rocca San Casciano, è partito alle 8 dalla chiesa di Casole per raggiungere a piedi nell’ultimo km l’eremo e santuario di Montepaolo, dove è stata benedetta la campagna e poi alle 9 è stata celebrata la messa. Il tutto all’insegna della preghiera per chiedere a Dio la pioggia. 
"Chiediamo a Dio l’acqua – ha spiegato all’omelia don Marino – per i campi, tutto il creato e noi stessi, elemento essenziale per la vita. Ma chiediamo anche il dono dell’acqua della fede e del senso della vita per le nostre anime". Molti esprimono la loro fede in modo semplice, come i coniugi Carlo Monti e Rita Chioccini, agricoltori di Rocca San Casciano: "Se non piove presto, la siccità – commenta Carlo – sta rovinando la vendemmia". E la moglie Rita: "Le verdure dell’orto si cuociono sulla pianta prima di portarle in cucina". Rosanna Scarpi, insieme ad alcune amiche, è arrivata da Rocca San Casciano, come Andrea Neri, impiegato, che racconta: "Nonostante i miei 52 anni, non avevo mai partecipato a un pellegrinaggio per chiedere il dono della pioggia. Mi sembra però una finalità giusta, perché l’acqua è necessaria per la campagna, per il creato e per noi uomini". 
Anche per la 42enne Claudia Giovagnoli, infermiera di Coriano, che sta facendo un’esperienza vocazionale presso le suore clarisse di Montapaolo, è la prima volta che partecipa a un pellegrinaggio del genere: "Chiedendo insieme questo dono, ci rendiamo conto che abbiamo bisogno di Dio anche nelle cose più semplici, come l’acqua. In un’epoca in cui l’uomo si ritiene onnipotente e crede di poter creare tutto, questa siccità ci ricorda che non può creare la pioggia, un dono da chiedere a Dio". Aggiunge don Rudy: "Questa è anche una bella occasione per riscoprire le tradizioni popolari, che un tempo stavano alla base della fede". Per il maestro in pensione Giorgio Billi di Castrocaro, padre dell’attuale sindaco Francesco, "la salita fino a Montepaolo è un modo per riscoprire l’importanza e il rispetto di tutto ciò che ci sta attorno". 
Conclude don Giovanni Amati: "Non dimentichiamo di chiedere il dono della pioggia a Dio, attraverso l’intercessione di Sant’Antonio di Padova, il santo dei miracoli più invocato nel mondo".

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