Meldola (Forlì Cesena), 10 ottobre 2021 - "Glielo avevo detto che lui non mi piaceva. Avrei dovuto insistere di più". Questo il rimpianto che si porta dentro Jana Danielova, originaria della Repubblica Ceca, da tanti anni residente a Meldola. Jana, assistita dall’avvocato Renato Cappelli, venerdì si è costituita parte civile nel processo che vede imputato Gennaro De Falco. L’uomo, 64 anni, è accusato di aver ucciso, strangolandola, la moglie Romana Danielova, sorella di Jana.
Il corpo senza vita della 55enne è stato trovato il 12 luglio 2020 nell’abitazione in cui risiedeva a Lago Patria, località del comune di Giugliano, in provincia di Napoli. Il caso è già stato classificato come femminicidio (esiste anche un sito specifico: www.femminicidioitalia.info). Per sottolineare la presunta condotta violenza di De Falco nei confronti della sorella, Jana venerdì si è presentato in Corte d’Appello a Napoli indossando un paio di scarpe rosse; il rosso è diventato il colore che simboleggia tragedie come quelle che si è consumata in Campania.
La difesa di De Falco la pensa diversamente, perché il corpo della 55enne è stato trovato impiccato. Suicidio, dunque. Nel corso dell’udienza si sono costituiti parte civile anche la mamma e il fratello della vittima, così come una dottoressa del 118, intervenuta sul posto, aggredita da De Falco perché colpevole, ai suoi occhi, di non aver sottoposto a Tso la moglie alcuni giorni prima (per questo episodio, il 63enne deve rispondere di lesioni personali gravi; il capo di imputazione più pesante è quello di omicidio aggravato). L’imputato era presente in videoconferenza, dato che si trova in carcere a Poggioreale. Le due figlie della coppia hanno scelto invece di non costituirsi parte civile.
Nel corso dell’udienza la difesa ha sollevato alcune eccezioni di nullità, rigettate dal giudice; è stata inoltre nominata la giuria popolare. "La mia assistita si colpevolizza del non aver insistito con la sorella del suo non gradimento dell’uomo. A causa di questo Jana non vedeva la sorella da tempo", racconta l’avvocato Cappelli. De Falco, 63 anni, incensurato, è proprietario di un centro medico (il Soviet di Lago Patria), al cui interno sono ospitati vari studi specialistici tra i quali anche un centro di riabilitazione dove si sono curati anche ex calciatori del Napoli, da Hamsik a Lavezzi e Cavani. La struttura sanitaria era formalmente intestata alla moglie di De Falco; all’origine dei litigi tra i coniugi ci sarebbe stata proprio la gestione del Soviet.
Durante l’udienza la difesa dell’imputato ha indicato un centinaio di testi da interrogare; gli avvocati di parte civile e la pubblica accusa hanno chiesto al giudice di ridurli a una quarantina. Il dibattimento sarà, è facile immaginare, una guerra di perizie, per capire se davvero Romana Danielova si è impiccata o se il marito l’ha prima strangolata, simulando poi un suicidio. I carabinieri, arrivati il 12 luglio dello scorso anno sul posto, nella casa di Lago Patria, riscontrarono diverse incongruenze nel racconto dell’uomo; l’autopsia rilevò poi che la donna è morta dopo essere stata strangolata. Toccherà ora alla Corte d’Appello di Napoli chiarire una volta per tutte come e perché è morta la 55enne.
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