{{IMG}} 2008-06-04
di MAURIZIO BURNACCI
UNDICI anni fa, 27 novembre 1997: Tolmino Giunchi riceve un bel regalo prenatalizio, 210 milioni di lire. Il denaro viene elargito sotto forma di quota partecipativa della società Immobiliare Ex Zuccherificio titolare dellarea dismessa di via Gorizia , che viene intestata allanziana madre dellingegner Tolmino, zar della Provincia per i maligni, di tutta lamministrazione, non solo del suo settore, lAmbiente. Lomaggio, assai gradito dallaitante Giunchi allora è già alla soglia dei sessanta, ma imperiosamente portati a spasso emerge quattro anni dopo, dragando il mare oscuro di Rifiutopoli Uno. Ad allungare con devozione quella fetta di torta è Giacomo Laghi, padre fondatore dellomonima ditta di San Lorenzo in Noceto, leader nello smaltimento dei rifiuti e nello spurgo dei pozzi neri suoi sono gli appalti delle ditte pubbliche più importanti, tra cui Trenitalia e Ausl di Forlì.
LEPISODIO è agli atti del procedimento, ieri approdato in molo dopo sette anni dinchiesta grazie alla preziosa scialuppa di un maxi-patteggiamento (il rito alternativo prevede lo sconto di un terzo): complessivamente gli imputati sono stati condannati a 17 anni 5 mesi e 15 giorni. Un verdetto smaltito grazie allindulto firmato dellex ministro della Giustizia Clemente Mastella nellestate del 2006, specie per quel che riguarda Giacomo Laghi e il figlio Roberto, usciti dal tribunale con 4 anni a testa. Quattro meno tre di indulto fa uno. Buona parte della pena residuale è però già stata scontata con le misure cautelari del 2004. Il resto del debito con la giustizia (poco più di sei mesi) verrà assorbito con laffidamento ai servizi sociali.
QUELLA QUOTA di 210 milioni intestata alla madre di Giunchi per evitare sospetti di conflitto dinteressi sarebbe servita a riscaldare i muscoli dello zar, che avrebbe in questo modo fatto pressioni negli uffici provinciali preposti in cui lui spadroneggiava per ottenere il rilascio della certificazione dellavvenuta bonifica di quellarea, pronta in quel modo a spiccare il volo verso la riconversione in centro commerciale in realtà unaltra inchiesta scattata nel 2002 tarperà le ali allEx Eridania, tuttora presidiata da una melassa dincuria: edifici pericolanti, bubboni di erbacce e rovi dappertutto.
La regalìa di Giacomo a Tolmino è solo un frammento delle migliaia di carte e delle centinaia dintercettazioni telefoniche che dal 2001 al 2004 ha cibato il fascicolo targato Rifiutopoli Uno. Frammento esemplare di un panorama investigativo che ha tenuto impegnati il pm Filippo Santangelo e i carabinieri per giornate (e nottate) intere.
Lo sbocco raggiunto ieri soddisfa un po tutti: la procura in primo luogo, che per la prima volta ha delineato un affresco inquietante di una Forlì non sempre impeccabile quando cè da riflettersi nello specchio delle pubbliche virtù. I vizi privati sono affiorati a volontà. E hanno travolto dirigenti e impiegati ovvero la spina dorsale della burocrazia di strutture centrali della comunità sociale, come Hera, Ausl e Arpa, lagenzia di protezione ambientale. Le condanne certificate dal giudice Francesco Cortesi, per il pm Santangelo e tutti gli investigatori impegnati in questa trincea cittadina suggellano un lavoro che sulle prime appariva a dir poco impervio.
MA IL BILANCIO maturato ieri non suona affatto stonato per le difese. Tra patteggiamenti e prescrizioni la scrematura è stata forte. I protagonisti della scena lasciano i riflettori senza troppi traumi. Escono puliti i dirigenti di Hera. E soprattutto ora sono vuote le sedie delle star, quelle che nella sceneggiatura iniziale spiccavano su tutte. E su tutti, spiccava Tolmino (difeso da Marco Martines). Accusato dessere il gran collettore del flusso tangentizio che rimbalzava tra Provincia e aziende private, Tolmino esce con due anni di pena. Al posto della cifra paventata un anno fa (un milione di euro!), sborserà 70mila euro per coprie la spesa delle intercettazioni telefoniche. La Regione e la Provincia (parti civili), avranno come danni 3.428 e 1.400 euro. Ieri Tolmino appariva soddisfatto: era privo del solito borsalino in testa, e in giacca di lino verde oliva, camicia rosa, cravatta sul rosso damascato e due Ray-ban marroncini sul naso se nè andato nel tardo pomeriggio per le vie della città. E cominciata così, ufficialmente, la sua vita da pensionato.
di MAURIZIO BURNACCI
UNDICI anni fa, 27 novembre 1997: Tolmino Giunchi riceve un bel regalo prenatalizio, 210 milioni di lire. Il denaro viene elargito sotto forma di quota partecipativa della società Immobiliare Ex Zuccherificio titolare dellarea dismessa di via Gorizia , che viene intestata allanziana madre dellingegner Tolmino, zar della Provincia per i maligni, di tutta lamministrazione, non solo del suo settore, lAmbiente. Lomaggio, assai gradito dallaitante Giunchi allora è già alla soglia dei sessanta, ma imperiosamente portati a spasso emerge quattro anni dopo, dragando il mare oscuro di Rifiutopoli Uno. Ad allungare con devozione quella fetta di torta è Giacomo Laghi, padre fondatore dellomonima ditta di San Lorenzo in Noceto, leader nello smaltimento dei rifiuti e nello spurgo dei pozzi neri suoi sono gli appalti delle ditte pubbliche più importanti, tra cui Trenitalia e Ausl di Forlì.
LEPISODIO è agli atti del procedimento, ieri approdato in molo dopo sette anni dinchiesta grazie alla preziosa scialuppa di un maxi-patteggiamento (il rito alternativo prevede lo sconto di un terzo): complessivamente gli imputati sono stati condannati a 17 anni 5 mesi e 15 giorni. Un verdetto smaltito grazie allindulto firmato dellex ministro della Giustizia Clemente Mastella nellestate del 2006, specie per quel che riguarda Giacomo Laghi e il figlio Roberto, usciti dal tribunale con 4 anni a testa. Quattro meno tre di indulto fa uno. Buona parte della pena residuale è però già stata scontata con le misure cautelari del 2004. Il resto del debito con la giustizia (poco più di sei mesi) verrà assorbito con laffidamento ai servizi sociali.
QUELLA QUOTA di 210 milioni intestata alla madre di Giunchi per evitare sospetti di conflitto dinteressi sarebbe servita a riscaldare i muscoli dello zar, che avrebbe in questo modo fatto pressioni negli uffici provinciali preposti in cui lui spadroneggiava per ottenere il rilascio della certificazione dellavvenuta bonifica di quellarea, pronta in quel modo a spiccare il volo verso la riconversione in centro commerciale in realtà unaltra inchiesta scattata nel 2002 tarperà le ali allEx Eridania, tuttora presidiata da una melassa dincuria: edifici pericolanti, bubboni di erbacce e rovi dappertutto.
La regalìa di Giacomo a Tolmino è solo un frammento delle migliaia di carte e delle centinaia dintercettazioni telefoniche che dal 2001 al 2004 ha cibato il fascicolo targato Rifiutopoli Uno. Frammento esemplare di un panorama investigativo che ha tenuto impegnati il pm Filippo Santangelo e i carabinieri per giornate (e nottate) intere.
Lo sbocco raggiunto ieri soddisfa un po tutti: la procura in primo luogo, che per la prima volta ha delineato un affresco inquietante di una Forlì non sempre impeccabile quando cè da riflettersi nello specchio delle pubbliche virtù. I vizi privati sono affiorati a volontà. E hanno travolto dirigenti e impiegati ovvero la spina dorsale della burocrazia di strutture centrali della comunità sociale, come Hera, Ausl e Arpa, lagenzia di protezione ambientale. Le condanne certificate dal giudice Francesco Cortesi, per il pm Santangelo e tutti gli investigatori impegnati in questa trincea cittadina suggellano un lavoro che sulle prime appariva a dir poco impervio.
MA IL BILANCIO maturato ieri non suona affatto stonato per le difese. Tra patteggiamenti e prescrizioni la scrematura è stata forte. I protagonisti della scena lasciano i riflettori senza troppi traumi. Escono puliti i dirigenti di Hera. E soprattutto ora sono vuote le sedie delle star, quelle che nella sceneggiatura iniziale spiccavano su tutte. E su tutti, spiccava Tolmino (difeso da Marco Martines). Accusato dessere il gran collettore del flusso tangentizio che rimbalzava tra Provincia e aziende private, Tolmino esce con due anni di pena. Al posto della cifra paventata un anno fa (un milione di euro!), sborserà 70mila euro per coprie la spesa delle intercettazioni telefoniche. La Regione e la Provincia (parti civili), avranno come danni 3.428 e 1.400 euro. Ieri Tolmino appariva soddisfatto: era privo del solito borsalino in testa, e in giacca di lino verde oliva, camicia rosa, cravatta sul rosso damascato e due Ray-ban marroncini sul naso se nè andato nel tardo pomeriggio per le vie della città. E cominciata così, ufficialmente, la sua vita da pensionato.
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