{{IMG_SX}}Forlì, 7 maggio 2009 - La sua 'quarantena' è terminata ieri, dopo una permanenza in casa per ragioni precauzionali. Ma col virus A - H1N1, meglio noto come influenza messicana, non si scherza. E lei, Lucia Sansovini, 24 anni, studentessa forlivese che a fine anno prenderà la laurea all’Università Bocconi di Milano, in Messico c’era dal 5 gennaio. Per motivi di studio: il suo si chiama 'Exchange Program'. Una sorta di Erasmus internazionale, esperienza fuori dall’Europa.

"Ho seguito un corso trimestrale alla Business School dell’Università di Monterrey, nel Nord del Messico — dice Lucia — . Appena si è sparsa la notizia della cosiddetta febbre suina ci siamo chiuse in casa, assieme alle mie compagne. Abitavamo in sette in un appartamento, una ragazza francese è stata praticamente costretta a tornare subito in patria da genitori, che erano sconvolti. Anche i miei genitori in effetti erano molto preoccupati. Abbiamo notato che il panico era più diffuso in Europa che in Messico, dove comunque la gente andava in giro per strada con le mascherine davanti alla bocca e i primi giorni c’era molta tensione, che poi si è attenuata. Comunque anche a Meonterry tutte le scuole, anche l’Università, sono state chiuse fino a ieri".

La studentessa forlivese avrebbe comunque concluso a fine aprile il suo periodo di studio in Centroamerica. Negli ultimi giorni non ha mai lasciato l’abitazione, quindi il 29 aprile ha fatto le valigie e indossato la mascherina nel tragitto fino all’aeroporto. "Purtroppo ci siamo salutate senza nemmeno un bacio sulla guancia, per evitare i contatti". Per tre giorni si è fermata a Miami, quindi il rientro in Italia, con atterraggio a Bologna. "All’aeroporto di Monterrey mi hanno fatto firmare un modulo in cui ho sostenuto di non avere sintomi influenzali ma al Marconi non c’era alcun controllo, forse perché risultavo proveniente dagli Stati Uniti".

Giunta a Forlì il 2 maggio, la ragazza ha consultato il medico. Si sentiva bene, niente febbre, nè dolori alle articolazioni, nessuna delle avvisaglie della pericolosa sindrome. Il dottore le ha comunque suggerito di stare altri quattro giorni in casa, limitando al massimo i contatti con altre persone. Ieri è uscita per la prima volta. Adesso si concentrerà sugli studi per conseguire la laurea specialistica entro fine anno. La procedura osservata da Lucia Sansovini in sostanza è la stessa che ha disposto il Servizio di sanità pubblica dell’Emilia-Romagna, che oltre a rendere noto che finora non esiste un solo caso di virus nella nostra regione, ha suggerito una permanenza in casa per sette giorni se si è rientrati dal Messico. Ovviamente, al primo sintomo occorre immediatamente recarsi dal medico.